Inventions Lacerda Gioco - foto copertina articolo

Inventions: Evolution of Ideas – Nella mente di un genio

Piccolo passo indietro. Prima di House of Fado, di cui vi ho recentemente parlato qui, è uscito un altro gioco da tavolo di Vital Lacerda per la Eagle Gryphon Games e portato in Italia da Tesla Games: Inventions Evolution of Ideas. Giuro che, nonostante mi sia aperto da poco alle collaborazioni, non sono sponsorizzato dalla Tesla Games. Non è colpa mia se continuano a portare in Italia dei gran giochi dei miei autori preferiti!

Inventions Lacerda Gioco - scatola

Inventions: Evolution of Ideas, da questo momento per comodità lo chiamerò solo Inventions, è uno di quei titoli che si capisce fin da subito che ti faranno sudare le fatidiche sette camicie. Un paio erano anche quelle sgargianti del Meeple con la Camicia, che ringrazio per aver fatto il tutorial su YouTube e avermi tolto così qualche dubbio sul regolamento. A differenza di The Weather Machine dove, nonostante la complessità, avevo capito tutto al volo, qui ho avuto da leggere e rileggere (e ri-rileggere ancora) il regolamento più volte e compensare le lacune con video.

È la vita di noi amanti del gioco duro del buon Lacerda, sempre a smadonnare con i regolamenti, ma poi in un brodo di giuggiole una volta seduti al tavolo. Qualche volta poco soddisfatti, qualche altra di più.

Inventions Lacerda Gioco - Scatola sdraiata

A scanso di equivoci, lo dico subito: Inventions per me è davvero un buon gioco, e non lo dico da fan di Lacerda, ma cerco di pormi in maniera obiettiva! Tosto ma appagante, seppur con una scala di apprendimento così ripida da rischiare di farti scivolare ancora dopo diverse partite. Ovviamente, se cercate qualcosa di più elegante, immediato e comodo da intavolare, guardate altrove. Anche perché, con quello che risparmiate, potreste acquistare due, se non tre, ottimi giochi di altri autori altrettanto affermati! Ma, come dico sempre, l’eleganza nei giochi da tavolo è (a mio avviso) sopravvalutata. Quello che conta è l’esperienza al tavolo. Le vibes.

Inventions Lacerda Gioco - In gioco

Ma cos’è Inventions

Inventions è un gioco denso, articolato e con la profondità strategica che ormai contraddistingue ogni gioco di Lacerda. Ok, l’ambientazione è un pretesto, lo sappiamo tutti, però l’ho trovata abbastanza coerente con le azioni proposte. Ovviamente parliamo di un bel germanone, qui non si costruiscono imperi, ma si gestiscono con ingegno e precisione idee pronte a diventare invenzioni, ottimizzando ogni scelta per farle circolare e lasciare il segno sul progresso.

Inventions Lacerda Gioco - tessere traguardo

Ma, com’era prevedibile, non basta accendere una lampadina e gridare “Eureka!”. Ogni mossa va calcolata, ogni lavoratore assegnato con criterio, mentre ci si destreggia nella classica spirale lacerdiana, dove ogni azione innesca conseguenze da gestire con attenzione quasi maniacale.

Come si gioca (moooolto brevemente)

La partita si sviluppa in una serie di round in cui i giocatori agiscono per far avanzare la propria civiltà, accumulando Punti Ingegno, la vera misura del successo in Inventions. Al centro del gioco troviamo tre concetti fondamentali: Idee, Invenzioni e Condivisione.

Le Idee sono il punto di partenza: ogni carta Idea rappresenta un concetto emergente nelle tre grandi aree dello sviluppo umano (Economia, Cultura e Tecnologia) e richiede specialisti adeguati per essere sviluppata. Gli specialisti possono essere commercianti, artigiani o pensatori, ognuno con un ruolo chiave nella trasformazione delle idee in Invenzioni.

Inventions Lacerda Gioco - Dettaglio copertina

Le Invenzioni sono il cuore pulsante del gioco: un’Idea diventa un’Invenzione quando un giocatore ha investito abbastanza specialisti (i meeple specializzati della categoria richiesta) o studiosi (altri meeple senza specializzazione, considerati però come dei jolly) per svilupparla. Questo porta vantaggi immediati, sblocca nuove opportunità e, in perfetto stile Lacerda, esaurisce gli specialisti impiegati nel processo, rendendoli temporaneamente inutilizzabili.

La Condivisione è l’elemento che obbliga i giocatori a guardare oltre il proprio orticello: le invenzioni possono essere divulgate, portando benefici ulteriori e influenzando l’andamento della partita. Il progresso, dopotutto, non è mai un affare solitario.

Inventions Lacerda Gioco - Mappa

Le azioni di gioco

Ogni round si articola in due momenti distinti. All’inizio del proprio turno, il giocatore prepara un certo numero di segnalini Azione a Catena, determinato dalla sua Influenza. Questi segnalini saranno fondamentali per eseguire azioni aggiuntive nel corso del turno.

A questo punto si passa all’azione vera e propria: il giocatore esegue la sua azione principale e, se le condizioni lo permettono, può attivare una o più azioni a catena, creando così combinazioni strategiche che rendono ogni scelta ancora più cruciale.

L’azione principale del gioco si attiva piazzando un segnalino Epoca. Quando il meeple Chronos segna un cambio di era, il giocatore deve collocare il suo segnalino Epoca su uno spazio azione disponibile, sbloccando così nuove possibilità strategiche. Se, invece, Chronos si trova su una ruota stagionale, il giocatore posiziona un segnalino Stagione su un forum libero, eseguendo l’azione corrispondente.

La sezione del tabellone con le azioni è chiamata Assemblea, ed è suddivisa in 5 Forum. Ogni Forum offre due slot azione, e quando un giocatore occupa uno slot, blocca a sé stesso anche quello adiacente.

Inventions Lacerda Gioco - Chronos

Le azioni disponibili sono molteplici e richiedono un’attenta pianificazione:

Presentare un’idea: si piazzano specialisti su una carta idea per prepararsi a svilupparla.

Inventare: si trasforma un’idea in un’Invenzione, ottenendo benefici e avanzando nel gioco.

Innovare: si migliora un’invenzione già creata, aumentando i suoi effetti.

Condividere un’invenzione: si diffonde la scoperta, ottenendo ulteriori vantaggi.

Chiamare specialisti: si reclutano nuovi cittadini da specializzare nelle diverse aree del gioco.

Guadagnare influenza: si aumenta la propria capacità di concatenare azioni nei turni successivi.

Viaggiare: si spostano cittadini sulla mappa per espandere le proprie opportunità.

Eureka!: si ottiene l’accesso a una tessera traguardo che fornisce bonus significativi.

Inviare o chiamare diplomatici: si interagisce con le tessere traguardo degli altri giocatori per ottenere vantaggi.

Inventions Lacerda Gioco - Epoca

Il tempo scorre, le civiltà evolvono

Il meeple Chronos scandisce il passaggio del tempo: il suo movimento sul tracciato dell’era determina se una civiltà è in anticipo o in ritardo, influenzando alcuni effetti di gioco. Le tessere Traguardo sono obiettivi chiave che forniscono vantaggi immediati o a lungo termine, mentre l’Influenza gioca un ruolo cruciale nell’ottimizzazione delle proprie azioni.

Alla fine della partita, il giocatore con più punti sarà colui che avrà guidato la sua civiltà all’apice dell’innovazione.

Inventions Lacerda Gioco - dettaglio plancia progresso

Considerazioni finali

Ho cercato di non cadere nel mio solito errore di scrivere in quantità industriali, tali da competere con la lunghezza del regolamento stesso. Per un gioco del genere avrei dovuto scrivere davvero tanta roba!

Inventions Lacerda Gioco - dall'alto

Inventions è un titolo che porta la firma inconfondibile di Lacerda: denso, cerebrale e con una molteplicità di strade per la vittoria. Ogni decisione ha un peso, ogni errore può costare caro, ma la soddisfazione di vedere il proprio motore di gioco funzionare a pieno regime è impagabile.

A livello grafico, è innegabile che l’apporto qualitativo di Ian O’Toole elevi il gioco a un livello superiore, confermandosi indispensabile. Forse, a voler essere puntigliosi, alcune scelte simboliche risultano meno immediate e riconoscibili rispetto a suoi lavori precedenti, ma davvero si tratta di dettagli minimi.

Inventions Lacerda Gioco - inserto
Componentistica sempre al top

Il cuore pulsante del gioco è l’ottimizzazione delle azioni catena, capaci di concatenare (per l’appunto) più azioni in combo. Quando in alcune situazioni riesci a concatenare azioni collegate tra loro, senti quella soddisfazione rara che solo pochi giochi sanno regalare.

La cosa che più mi piace di Inventions, e qui Lacerda si è superato con questo gioco, è la possibilità di organizzare tutta la parte di gestione della plancia società, arricchendo la mappa progresso con tessere progresso e ricchezza, al termine del proprio turno. Il tutto avviene mentre gli altri giocano, evitando così di aggiungere downtime a un gioco che di per sé è già abbastanza lunghetto

Inventions Lacerda Gioco - Plancia progresso

Ah, ultima cosa, non fateci caso se all’inizio vi sentirete spaesati, con due o tre partite sulle spalle vedrete che tutto miglior… ah no, facciamo anche cinque o sei!

Ora però scusate, devo andare a inventare la ruota.

Annuncio collaborazione per i giochi da tavolo fra Le Cronache del Gioco e Weega

Collaborazione con Weega: Giochi da Tavolo e Nuove Opportunità

In breve: ho iniziato a collaborare con Weega, un social commerce per l’acquisto di giochi da tavolo. In questo articolo (quasi un comunicato) vi spiego il perché.

Ah, già che ci siamo, ve lo scrivo subito qui, all’interno del blog da oggi troverete un banner in alto e dei link referral di Weega. Se la cosa vi infastidisce potete non cliccare oppure andare a leggere altri blog, dove i link referral ci sono comunque… solo che probabilmente non ve lo dicono.

Partiamo da qui

Esattamente sette anni fa (giorno più, giorno meno) nasceva Le Cronache del Gioco, un blog il cui unico impegno è sempre stato quello di parlare di giochi da tavolo senza prendersi mai troppo sul serio. Una scommessa, un modo per condividere la mia passione e, perché no, per creare un po’ di scompiglio nel panorama ludico. Nel tempo, tra alti e bassi, sparizioni e ritorni, il blog si è ritagliato il suo spazietto, restando sempre fedele a un principio: niente collaborazioni dirette con editori o negozi.

Eppure, si cresce. Si cambia. Si impara a guardare avanti.

Annuncio collaborazione per i giochi da tavolo fra Le Cronache del Gioco e Weega

Aprire a collaborazioni senza perdere indipendenza

Ho capito che aprire a collaborazioni non significa cedere la propria indipendenza, ma semmai rafforzarla.

Ho già scritto in passato (altrove) di giochi “gentilmente offerti” dagli editori, ma senza mai addolcire la pillola per il quieto vivere. Perché se si perde la propria equità solo per assecondare le dinamiche tra editori e recensori, si perde tutto. L’onestà intellettuale viene meno, e con essa crolla qualsiasi progetto. Anche il grattacielo più imponente, se costruito su fondamenta fragili, prima o poi cade.

Quindi sì, ho sempre evitato di aprire a collaborazioni, perché so bene che, agli occhi di chi ti conosce poco, se ricevi un gioco da un editore sarai sempre un falso al soldo dei potenti. Fa niente se poi ne hai scritto peste e corna: tanto, la maggior parte della gente non legge, e se legge, spesso non capisce.

Ma c’è di peggio. C’è chi, pur di emergere dalla massa, sceglie di stroncare giochi a caso e viene osannato come un paladino della giustizia. O, peggio ancora, chi parla male di un gioco perché ha sbagliato a interpretare le regole, e chi lo segue non se ne accorge neppure.

Vi ricordate questo mio vecchio articolo? Scemo chi legge

Annuncio collaborazione per i giochi da tavolo fra Le Cronache del Gioco e Weega - screenshot dal sito con i dati dei giochi venduti
Giusto qualche gioco venduto!

Weega e la collaborazione con Le Cronache del Gioco

Chi mi segue sui social aveva già intuito qualcosa, ma rendiamo le cose ufficiali com’è giusto che sia: Le Cronache del Gioco ha aperto a una collaborazione con Weega, il primo social e-commerce dedicato ai giochi da tavolo.

Anni fa avevo già parlato con loro, in altre vesti e in altri lidi, ma per vari motivi non se n’era fatto nulla. Oggi, invece, eccoci qui.

La cosa mi fa piacere, perché il loro progetto è chiaro, pulito e poco invasivo per il blog. Weega è un portale che si occupa dell’acquisto di giochi da tavolo in modalità social, con prezzi competitivi e la capacità di trovare titoli difficili da reperire. Inoltre, ha un contatto diretto con la community, coinvolgendola nella selezione dei giochi da cercare e proporre.

In questo momento, in alto su Le Cronache del Gioco, c’è un banner con link referral. A voi non è chiesto nulla, se non supportare questo blog andando a cliccare qualche volta su quel banner.

Fine del comunicato. Ora possiamo tornare a parlare di giochi.

Attendo il vostro parere nei commenti.

Scatola Flower Fields

Flower Fields: il giardino che vorrei… ma senza api!

Se sistemare il giardino fosse facile come in Flower Fields, probabilmente non avrei più bisogno di passare le mie domeniche mattina a maledire le erbacce e passare il tosaerba. Che poi, fosse per me, stenderei una colata di cemento e via, ma vabbè… Più che il pollice verde io ho il pollice nero! Per non parlare delle api, che lo so anch’io che non pungono mica per sport, però quando le vedo il mio istinto grida “fuggi, sciocco” con la stessa voce di Gandalf. E invece, mentre nella realtà sistemare il giardino significa combattere con piante infestanti (maledetta ambrosia), con questo gioco potremo entrare in un mondo meno snervante, dove creare il giardino perfetto con pochi piazzamenti ben ragionati.

Leila e Flower Fields

Flower Fields è un gioco di Luca Bellini e Luca Borsa, sviluppato dalla Horrible Guilds e pubblicato da Ghenos Games, pensato per 1-4 giocatori dagli 8 anni con partite della durata di circa 40 minuti circa . Un bel piazzamento tessere semplice da spiegare e per questo facile da proporre in ogni occasione.

Scatola del gioco Flower Fields

Come diventare un perfetto giardiniere

In Flower Fields l’obiettivo sarà quello di creare un giardino fiorito e pieno di api, piazzando tessere aiuola di varie forme e dimensioni su una plancia personale. Ogni aiuola avrà il suo colore e potrà ospitare api, che saranno fondamentali per ottenere punti alla fine della partita. Solo le aiuole bianche presenteranno un simbolo speciale, l’alveare, che permetterà di raccogliere nuove api alla fine di ogni stagione.

Azione Tessera Piccola Flower Fields

Il gioco si sviluppa in tre stagioni, ognuna composta da un numero variabile di turni. Si partirà con una plancia giardino per ogni giocatore, un certo numero di tessere aiuola grandi disposte a cerchio con un segnalino che girerà (questa disposizione dei polimini ricorda vagamente Patchwork), alcune tessere aiuola piccole e una riserva di api. Durante ogni turno si potrà compiere una tra queste azioni. Si potrà prendere gratuitamente la tessera aiuola grande adiacente al segnalino sole, oppure pagandola in api se si sceglierà una tessera successiva, piazzandola subito nel proprio giardino. In alternativa, si potrà prendere una tessera aiuola piccola dalla riserva e posizionarla, raccogliere due api dal campo, oppure piazzare un’ape su un’aiuola che abbia lo spazio apposito, pagando il costo richiesto.

Fine partita Flower Fields

Di fiore in fiore

Alla fine di ogni stagione, quando saranno terminate le tessere aiuola grandi, si otterranno nuove api in base agli alveari visibili sulle aiuole bianche e si ripartirà con una nuova disposizione di tessere. Dopo la terza stagione si passerà al conteggio finale. Ogni aiuola varrà un certo numero di punti, con un sistema di moltiplicazione che premierà le aiuole più grandi e ricche di api. Inoltre, si riceveranno punti bonus per ogni riga o colonna completata sulla propria plancia.

Tessere Promo Flower Fields
Tessere promo direttamente da Essen

Ti raserò l’aiuola…

Flower Fields riesce a unire la bellezza di un giardino fiorito a una piccola sfida gestionale adatta a tutti. Ogni tessera andrà pensata con cura, ogni ape avrà il suo valore strategico e le scelte degli avversari influenzeranno la partita. E la cosa più bella? Qui non ci saranno erbacce da estirpare come nella realtà! (Si capisce tanto che il giardinaggio mi stressa?).

L'autore Luca Borsa mi lascia una dedica sulla mia copia di Flower Fields
Luca Borsa ha lasciato una dedica sulla mia copia di Flower Fields

Dal punto di vista strategico, converrà concentrarsi maggiormente su un paio di colori di aiuole, perché cercare di svilupparli tutti non sarà redditizio. Inoltre, un’ottima idea sarà cercare di collegare fra loro due piccoli agglomerati di aiuole con almeno un’ape già presente in ognuna. In questo modo si potranno ottimizzare le risorse e ottenere un punteggio migliore a fine partita.

Luca Bellini alle prese con la presentazione del gioco a una delle nostre serate in associazione LAM

Conclusioni

Flower Fields è un gioco che avrà il potere di rilassarti, senza togliere il gusto della sfida. Basterà sistemare le aiuole e distribuire le api al momento giusto, per poter quasi sentire il profumo dei campi fioriti. Una quarantina di minuti in cui realizzare un tabellone coloratissimo, pieno di tessere ben incastrate, regalando un’esperienza soddisfacente.

Un ape di Flower Fields

Certo, se invece ti cimenterai in partite contro avversari determinati e amanti della sfida, scoprirai che Flower Fields può diventare a tratti spietato. Si lotterà per accaparrarsi ogni tessera aiuola, si cercherà di arraffare l’ultima apina disponibile, rivelando la vera anima del gioco, ben nascosta dietro un’ambientazione leggera e delle api pucciose… capaci però anche di pungere!

Ironicometro valore basso
per informazioni clicca qui

Per me Flower Fields è un ottimo gioco, perfetto da portare alle serate in associazione e da proporre sia ai neofiti che ai giocatori più esigenti. Intanto, continuo a fare pratica, sperando che mi aiuti a pianificare la piantumazione del mio piccolo giardino. Il gioco piace anche a mia moglie, anche se continua a ripetere che, più che strategie di piazzamento, a casa nostra servirebbe un giardiniere in carne e ossa…

Foto copertina - scatola davanti alla libreria House of Fado

House of Fado – Un piccolo The Gallerist

House of Fado è un gioco di Vital Lacerda e João Quintela Martins per 1-4 giocatori della durata di 30-60 minuti, consigliato a partire dai 14 anni, edito da Eagle-Gryphon Games e portato in Italia, in italiano, da Tesla Games.

Foto copertina - scatola davanti alla libreria House of Fado

Fado e Saudade

Ogni volta che penso alla saudade, mi torna in mente L’Allenatore nel Pallone. C’è quella scena in cui Aristoteles, sopraffatto dalla nostalgia, vuole tornare in Brasile. Oronzo Canà, il suo allenatore alla Longobarda, lo implora di restare e, per convincerlo, lo porta a casa sua. Lì incontra la figlia di Canà, che, con la chitarra tra le mani, inizia a suonare, mentre Aristoteles l’accompagna in un canto triste ma col sorriso sulle labbra. Credo di aver scoperto per la prima volta il significato della parola saudade proprio guardando quella scena.

Scatola House of Fado

Ecco, House of Fado ha riportato a galla un ricordo trash che, per quanto iconico, probabilmente solo chi è bello stagionato come me può avere. Il canto malinconico che accompagna lo strimpellare di una chitarra dai suoni intensi ed evocativi. Il fado incarna la saudade, con la nostalgia che diventa melodia, creata dal suono intenso di una chitarra portoghese.

Cos’è House of Fado?

House of Fado è l’ultimo gioco di Vital Lacerda, che in coppia con il mitico João Quintela Martins, torna a proporre un gioco dal peso medio-leggero. Già, peso medio-leggero. So che i meno attenti si staranno chiedendo: “Ma Lacerda non è quello che fa giochi da minimo 4.20 su BGG?” e invece, da qualche anno a questa parte, l’autore di capolavori come On Mars e Lisboa ha alternato grossi titoli ad altri più light, come Mercado de Lisboa (dimenticabile a mio avviso), Bot Factory (anche questo insieme a João, di cui ho già scritto in passato qui) e, infine, House of Fado.

Stelle House of Fado gioco di Vital Lacerda

È nata una stella

House of Fado è sostanzialmente un piazzamento lavoratori, in cui lo scopo finale è quello di far guadagnare prestigio al nostro ristorantino. Accoglieremo i clienti, allietando la loro cena con della buona musica d’accompagnamento, potendo contare sulla presenza di un trio d’artisti nella loro composizione tipica del Fado: cantante, suonatore di chitarra classica e suonatore di chitarra portoghese.

House of Fado davanti alla libreria

Potremo ingaggiare artisti sconosciuti, fargli fare gavetta e vederli crescere, oppure assumere veri e propri talenti e magari portarli alla consacrazione definitiva. Dovremo scegliere se licenziarli alla chiusura del nostro locale per poi rimpiazzarli, oppure investire su di loro ottenendo fama e denaro. Daremo sfogo alla nostra estrosità eseguendo canzoni di Fado, acquisendo tanti punti quanto la loro difficoltà di esecuzione. Intratterremo contatti con i critici, sottostando alle loro condizioni pur di ottenere maggiore visibilità e aumentare i nostri guadagni. Guadagneremo una stella ogni volta che raggiungeremo un obiettivo prima dei nostri avversari e, nel momento in cui ne saranno assegnate tre (in generale, non per forza allo stesso giocatore), il gioco terminerà.

In gioco House of Fado

La chitarra portoghese

Partiamo dal presupposto che nemmeno sapevo della sua esistenza, ma dopo un rapido giro su YouTube ho trovato questo video che spiega e dà una dimostrazione di cosa possa fare questo strumento. Cosa c’entra con il gioco? Nulla, ma ho pensato fosse interessante anche per voi imparare qualcosa di nuovo.

Note House of Fado

Brevemente sulle regole di House of Fado

Come già accennato, la plancia principale è suddivisa in aree dove i giocatori potranno selezionare le proprie azioni posizionando uno dei propri meeple. Accogliere il pubblico avrà una limitazione: una volta selezionati i meeple, questi potranno andare unicamente sul tavolo da due posti, o su quello da tre. Eventualmente anche su quello da quattro, una volta sbloccato eliminando cubetti dalla plancia personale, principalmente grazie all’opera del critico.

Cubetti House of Fado

Anche il critico avrà le sue fisime: vuole stare al tavolo da solo, senza altri meeple attorno (di tanto in tanto mi sento un po’ un critico anch’io effettivamente). In più, questo maledetto, oltre a non far crescere la fama degli artisti, non pagherà nemmeno il conto! Però sarà grazie a lui se passeremo dal guadagnare una miseria a diventare un locale di forte richiamo, perché a ogni sua visita i cubetti sulla nostra plancia verranno tolti, rivelando miglioramenti. Ah, il potere delle recensioni!

Locale House of Fado

I colori dei meeple influenzeranno la fama degli artisti: Il marrone sui chitarristi, il nero sui cantanti e il grigio come jolly.

A prima vista quelli che sembrano dadi (ok, lo sono, ma non vanno lanciati) in realtà vengono usati come modificatori di fama degli artisti. Da notare, cosa figa, che ogni dado ha su ogni faccia una frecciolina che indica come ruotarlo per incrementarne il valore, utile per gli impediti come il sottoscritto!

Come The Gallerist, ma con più Fado

La particolarità di questo “giochino”, che tanto ino ino non è (ma che in confronto ai soliti titoli di Lacerda lo diventa), è che richiama la meccanica principale di The Gallerist.

The Gallerist e House of Fado

Ogni giocatore sceglierà la propria azione posizionando un meeple o muovendolo da una posizione già occupata. Capiterà però che le azioni desiderate siano già occupate da altri meeple, quindi il giocatore precedente verrà scalzato, ma con l’opportunità di scegliere una delle tre azioni secondarie direttamente connesse alla principale.

Questa dinamica porta a un annullamento del downtime, tenendo il gioco costantemente vivo. A livello strategico, si cercherà di mantenere i propri meeple sulle azioni principali il più a lungo possibile, cercando di guadagnare un’azione secondaria dalle mosse degli avversari.

Tessere speciali House of Fado
Tessere speciali presenti nell’edizione Kickstarter con rappresentati gli autori

Considerazioni

Questa non è una recensione, ma una panoramica del gioco. Il termine recensione viene spesso abusato e confuso, sia dal lettore che da chi scrive. Non parlerò quindi della modalità solitaria o a due giocatori, anche perché al momento non le ho provate, né della rigiocabilità, avendo all’attivo poche partite. Ci vuole più dedizione e tempo per scrivere una vera recensione, ma questo non vieta di parlarne e trarre qualche considerazione.

Sacchetto House of Fado

A livello estetico, House of Fado convince sia per componentistica che per artwork (davvero molto belli i disegni di Marina Costa, giovane artista portoghese dal tratto pulito e con un uso interessante dei colori). Tuttavia, perde qualcosa in ergonomia: cubetti e meeple troppo concentrati in spazi stretti, quasi trasformano il gioco in un dexterity game!

Ironicometro valore basso
per informazioni clicca qui

Il flusso di gioco scorre bene e l’ambientazione si percepisce il giusto. Una volta capiti i meccanismi, tutto scorre senza rallentamenti. Il regolamento italiano è chiaro e ben corredato di esempi, anche se ho dovuto verificare un paio di passaggi su BGG per dei chiarimenti (se c’è scritto MAY in inglese DEVI tradurlo con PUOI!)…

Il prezzo è alto (poi ti chiedi perché gli editori non ti mandano i giochi!). Avendo partecipato al Kickstarter/preordine con Tesla Games e usufruendo dello sconto della tessera VIP, l’ho preso a un prezzo più umano e, a mio avviso, coerente con la proposta. E comunque parliamo di Lacerda, quindi un gioco destinato a non perdere valore.

I giochi di Vital Lacerda

Un giorno mio figlio potrà comprarsi un appartamento vendendo tutti i miei giochi di Lacerda… ma questo solo dopo la mia morte!

Scatola Algae Inc

Algae Inc. – un gioco sulle alghe? Questa mi mancava…

Ieri sera sono stato ospite, insieme ad alcuni colleghi creator, di Cranio Creations per provare con mano qualcuna delle loro prossime novità in arrivo. Siamo stati al mitico Draft di Milano, un Ludo pub, dove ti siedi per mangiare e bere e intanto giochi con i tantissimi giochi disponibili. Presentato alla scorsa edizione di Essen Spiele dalla Game Brewer, dove ha raggiunto un notevole successo tra i giocatori esperti, Algae Inc. è stato recentemente annunciato dalla Cranio Creations che lo porterà in italiano a Play festival del Gioco. Aspetta, un gioco sulle alghe!?

Panoramica

Algae Inc è un gioco gestionale della coppia Julia Thiemann e Christoph Waage per 1-4 giocatori dalla durata di 90/120 minuti dichiarati, anche se con spiegazione e setup si andrà ad aggiungere un’oretta al conteggio finale. Ovviamente la mia è solo una supposizione, in quanto non so se ogni scatola sarà provvista di organizer o simili, ma vedendo il prezzo proposto, è probabile la loro assenza.

Ogni giocatore avrà la gestione e il controllo di un’azienda di materie ricavate dalla trasformazione delle alghe. Ogni plancia sarà organizzata in maniera differente, creando un’asimmetria nella disposizione degli elementi. Bioplastiche, Biocarburanti, Cosmetici e Cibo, tutti derivati dalle alghe, che le nostre aziende dovranno produrre e distribuire in giro per l’Europa.

Ovviamente la copia non è quella definitiva, alcuni componenti verranno modificati

Alghe come se non ci fosse un domani

Algae Inc. simula un mese di lavoro in queste aziende, suddiviso in quattro settimane da cinque giorni l’una. Ogni giorno equivarrà a un turno di gioco, per un totale di 20 turni a partita. La gestione della fabbrica sarà guidata dal giocatore con il supporto di tre tipologie di esperti: ricercatori, ingegneri e chimici. Ognuno avrà delle abilità da poter sfruttare durante il gioco, come ad esempio la creazione di migliorie nella propria azienda, le modifiche ai macchinari per velocizzarne la creazione o la distribuzione finale.

Bassa interazione

La selezione delle azioni avviene tramite una selezione a bivi su di un’apposita plancia, che obbligherà i giocatori a una programmazione settimanale, per poter ottimizzare al meglio le poche mosse a disposizione. Sarà comunque possibile mettere delle “pezze” su eventuali errori decisionali, utilizzando alcune risorse guadagnate durante il gioco, che permetteranno di selezionare azioni differenti (in parte o totalmente) da quelle in cui sarà posizionato il nostro lavoratore. Portare a compimento una settimana di lavoro, culminando in una vendita, porterà all’ottenimento di bonus variabili, selezionati in fase di setup.

Alghe, alghe e ancora alghe

La distribuzione di questi prodotti sarà forse l’unico elemento di interazione tra i giocatori, perché ci sarà una corsa alla consegna nelle città per ottenerne i bonus sulla mappa. Questi bonus sono ottenibili solo dal primo che consegnerà in quella determinata città. Ci sarà anche una corsa all’ottenimento di contratti, che distribuiranno maggiori punti a chi li completerà per primi. Completare contratti e raggiungere tratte sulla mappa permetterà di liberarsi di dischetti e cubetti, sbloccando rendite in termini di punti e denaro.

Azzardiamo delle conclusioni

Questa è solo una brevissima panoramica di Algae Inc., accennando solo alle meccaniche e le dinamiche del gioco, sicuramente in maniera molto approssimativa (ma vi assicuro che è un gioco difficilmente condensabile in poche righe). Quindi, al netto di una sola partita, per giunta spiegatemi in un contesto forse non adeguato per il peso del gioco e senza aver letto il regolamento, date il giusto peso a queste conclusioni.

Cose negative

Algae Inc. ha un problema di impatto non indifferente, spiazzando i giocatori per la tanta simbologia presente nel gioco e per le tante variabili da spiegare a causa delle plance asimmetriche, ognuna con delle proprie condizioni di gioco differenti. Poi il setup richiede tempo. Visto che ci siamo, anche se io non la considero una nota negativa, c’è da dire che l’interazione (indiretta) è limitata alla sola mappa di distribuzione delle merci e ai bacini delle alghe.

Cose positive

In realtà questo gioco sembra difficile da comprendere, ma se si ha un minimo di dimestichezza con giochi di un certo peso e, soprattutto, si utilizza un po’ la logica, ci si accorgerà di quanto lineare e coerente sia. Una volta “entrati” nel gioco (già dopo la terza o quarta mossa), si aprono davanti agli occhi diverse strade, tutte apparentemente valide, per poter ottimizzare il proprio gioco.

Per certi versi è un gioco largo (per fortuna), perché puoi fare tante cose e hai la possibilità di convertire risorse per poter sbloccare azioni diverse da quelle a cui altrimenti saresti indirizzato. Oltretutto, è vero che di base hai solo 20 azioni a partita, ma puoi sbloccarne di nuove “bruciando” le tessere delle rendite, scartandole.

Ironicometro valore bassissimo
Per informazioni clicca qui

L’asimmetria, come dicevo, aggiunge difficoltà inizialmente per la comprensione del gioco (se non ho capito male, oltre al manuale base, nella scatola saranno presenti anche quattro manuali dedicati a ogni tipo di fabbrica…), ma restituirà condizioni diverse di approccio strategico. Se ad esempio gestirai un’industria dedicata alla produzione di cibo, dovrai smaltire in fretta i prodotti prima della loro deperibilità, quindi tutta la filiera dovrà essere velocizzata, a differenza di un’industria di bioplastiche, che però avrà nella diversificazione dei prodotti i propri limiti.

Per la scalabilità mi fido di Francesco, il simpatico ragazzo che ci ha spiegato il gioco, che ci ha confermato che anche in altre configurazioni il gioco rende davvero bene.

Ultima nota positiva, molto positiva a mio avviso, è la tantissima rigiocabilità che offre Algae Inc. grazie alle tante parti modulabili del tabellone e delle plance, alle diverse tile di bonus, sia quelli personali (non li ho accennato, ma fidatevi, sono fighi), che quelli comuni di fine round e fine partita. Insomma, potenzialmente mai una partita uguale alla precedente.

Mabelle, io e Jacopo. Ringrazio Luca Ciglione di Giochi Sul Nostro Tavolo per la foto. Hai colto la mia essenza!

E quindi cosa ne penso?

Algae Inc. è tra i papabili vincitori del Goblin Magnifico, premio dedicato ai giochi per esperti, quindi viene da sé che non è adatto a giocatori di primo pelo, ma nonostante un’entrata ripida, si rivela essere più abbordabile di quanto non sembri inizialmente.

Ammetto che mi ha colpito positivamente e che mi piacerebbe rigiocarlo a breve, anche se l’idea di affrontare di nuovo una spiegazione così impegnativa mi frena un po’ dall’acquistarlo. Probabilmente farò ciò che mi riesce meglio: aspettare che qualcuno del mio gruppo lo compri, così da poterlo giocare senza dovermi preoccupare del resto.

Badge IdeaG 2025

IdeaG 2025 – A Ognuno il Proprio Eroe

Sono tornato anche quest’anno a Parma per il 20° Incontro Nazionale delle Autrici e degli Autori di Giochi, ovvero: IdeaG!
La mia settima edizione nazionale! Inizio quasi a sentirmi un veterano, vecchio, stagionato o, se preferite, profondo conoscitore dell’ambiente. Un esperto, se vogliamo, non di giochi forse, ma di come si sta a un tavolo per fare del playtest sì.
E quindi, voi direte: “Ne avrai fatto una miriade di playtest, giusto?”

No

Non prendiamoci in giro, sono sempre stato uno scansafatiche che approfitta di queste occasioni per rivedere amici, mangiare e bere senza alcun ritegno. Tuttavia, nonostante abbia giocato poco, devo ammettere di aver giocato bene.
Diciamo che quest’anno ho puntato più sulla qualità che sulla quantità!

A differenza degli anni passati, dove ho scritto migliaia di righe per ogni report, addirittura in un caso facendo due articoli (vedi qui e qui), raccontando con minuzia di particolari i regolamenti di tutti i giochi provati, quest’anno ho deciso di tornare alle origini con articoli meno voluminosi e più immediati. Solo un breve accenno a ogni gioco provato, anche perché tanto poi le regole da qui ai prossimi mesi cambieranno in un battito di ciglio. Ah, probabilmente sarò ancora più dispersivo del solito, ma ormai immagino mi conosciate abbastanza…

Appena arrivato. Ancora poca gente a IdeaG

Sabato

Il sabato a IdeaG è da sempre il mio giorno preferito, perché solitamente ho la forza di affrontare i giochi che più amo, quelli corposi e impegnativi da almeno 4.0 su BGG. Ecco, solitamente dicevo, certo che se però parti da casa con poche ore di sonno in saccoccia, non è che disdegni partire con cosine più light. Quindi, ho saltato dritto ignorando ogni ben di Dio che mi si parava davanti agli occhi, che anche solo sembrasse più complesso di un Carcassonne.

Pirati e Farfalle

No Prey No Pay

Ho ritrovato il caro Emanuele Briano, e dopo averci scambiato due chiacchiere, mi sono seduto a provare No Prey No Pay.
In questo gioco, i giocatori vestono i panni di pirati intenti a dividersi il bottino delle loro razzie, ma dove spesso capiterà di lasciare qualcuno al tavolo a mani vuote. Ci sono diverse carte che daranno punti a fine partita per dei set collection, maggioranze e altre condizioni. Soltanto i più bravi a fare previsioni potranno accedere al bottino. I giocatori disporranno di carte con sopra riportati dei valori da 1 a 3, uguali per tutti, e dopo averne giocata una a ogni turno dovranno scommettere sul valore totale di tutte quelle in gioco. In base a chi si sarà avvicinato di più al valore totale, i giocatori avranno la possibilità di raccogliere dal tavolo il bottino, che sarà in quantità limitata a ogni round. Ho avuto l’impressione che il gioco non avesse bisogno di alcun intervento e che fosse già pronto per essere piazzato a qualche casa editrice. Non mi è dispiaciuto.

Butterflowers

Curiosando qui e là, vagando tipo The Walking Dead tra i tavoli, vengo attratto da quello del buon Filippo Landini per provare il suo Butterflowers. In questo gioco bisogna collezionare principalmente carte con fiori e farfalle, sbloccare delle milestone per acquisire nuove abilità e poter agire su di un mercato comune, dove far crescere il valore delle varie tipologie di farfalle. Interessante la gestione delle presa delle carte, condizionata dai simboli presenti sulle stesse, rappresentanti l’alba, il sole di mezzogiorno e il tramonto, che ti obbligano a prendere soltanto carte dello stesso tipo. Lasciate perdere il discorso farfalle e fiori, che immagino possano attrarre quanto una visita dall’urologo, ma questo gioco è a mio avviso davvero ben fatto e, con qualche limatina, sono sicuro ne uscirà un buon prodotto.

IdeaGDR

Quest’anno, per la prima volta, a IdeaG, era presente un distaccamento dedicato al GDR! Sei o sette tavoli dedicati al playtesting del Gioco di ruolo in un’altra saletta, meno caotica delle altre ma carica di magia. Ho soltanto incrociato Mauro Longo, uno degli artefici di questa innovazione, senza però poter scambiare nulla di più che due parole. Immagino comunque la sua emozione e soddisfazione nel vedere realizzarsi un passo così importante. Così, passeggiando curioso fra i tavoli, ho assorbito tutto l’entusiasmo di quel manipolo di autori, lasciandomi coinvolgere nel loro mondo e raccogliendo i loro feedback (molto positivi) sull’evento. Non ho giocato a nulla, mi sono limitato ad ascoltare un paio di idee e ne sono uscito soddisfatto.

Ground Zero

IdeaG è una polveriera di menti in costante lavoro, puoi quasi sentire gli ingranaggi che stridono i loro denti mentre ruotano, al quale solo gli autori più navigati sanno porre rimedio “lubrificando” con una buona birra. È il caso del mitico Simone Cerruti Sola, che dopo qualche anno ritorna in quel di Parma e subito mi propone una bella bevuta, non prima però di testare il suo ultimo gioco: Ground Zero. Un gioco di gestione e piazzamento dadi dove lo scopo sarà quello di fondare un’accademia della magia. Sarà nostra cura sviluppare i vari attributi, gestendo anche quelli di luce e oscurità, bene e male, cercando di bilanciare in un perfetto equilibrio ogni cosa.

Non posso scendere maggiormente nei dettagli senza dover scrivere un romanzo. Premesse buone, c’è ancora da lavorarci, ma visto il nome dell’autore, sono sicuro che verrà fuori qualcosa di buono.

Sabbia e Mana

Castelli di Sabbia

Dopo la pausa dissetante, si torna in sala a provare cinghialoni! Scherzo, non è vero, mi fermo dal mitico Filippo – Jack Black – Brigo a provare un gioco di carte, Castelli di Sabbia, fatto in collaborazione con Francesco Corato, per un target dichiarato di 7+, ma che ha intrattenuto piacevolmente anche un 47+ come il sottoscritto. Meccaniche semplici: peschi delle carte, giochi quelle con gli stessi numeri presenti sul castello di sabbia, andando a completare la struttura e attivi i poteri per stimolare un’interazione diretta, spietata ma divertente. Non male, dai!

Non ricordo il nome

Poi, con il grandissimo Tommaso Vezzali, ci siamo appropriati di mezzo tavolo e abbiamo provato un suo gioco (lo aggiungo dopo che ora non ricordo il nome). Un gioco di quelli che di solito rifuggo come la peste! Non amo i giochi di carte in generale, se poi sono vagamente di carte collezionabili, uno contro uno, sento del dolore fisico anche solo a stargli vicino. Però questa volta ho sopportato, dopo tutto, il playtester a IdeaG è al servizio dell’autore! E poi, col senno di poi, non mi è andata neanche così male. Questo gioco mi ha mostrato in pochi turni una fase di crescita esponenziale, dove, dopo una prima mano esplorativa, un po’ lenta, ne è seguita un’altra più veloce e appagante, regalandomi delle buone sensazioni.

Il sistema di attivazione a modi tris delle nove carte disposte in una griglia tre per tre, permette di accumulare risorse e mana per poter migliorare al mercato le proprie carte, oppure risolvere le missioni prima dell’avversario, sfruttando altre intuizioni, che per brevità, non sto qui a raccontare. Questo gioco mi ha colpito soprattutto per l’impressionante quantità di carte già pronte e, a occhio inesperto quale può essere il mio, già ben bilanciate.


E pensare che questo genere di giochi solitamente mi fa ca… capire quanto i gusti dei giocatori possano essere condizionati dalle esperienze negative pregresse, e che non è detto che un buon gioco non possa farci ricredere. Bisogna sempre dare delle seconde chance!

Quindi ho dato una seconda chance anche al barista, bevendo un’altra birra, questa volta con una nuova crew.

A IdeaG solo per giocare. Sì…

Il Mio Preferito

Per riprendermi dalle mille fatiche, ne ho approfittato per andare a fare il check-in al mio albergo. Sì, perché per la prima volta non sono rimasto nello stesso hotel dove si svolge l’evento. Ho trovato un’offerta migliore in una struttura molto vicina e con i soldi risparmiati mi ci sono pagato la cena. No, non scenderò nei dettagli dei prezzi, ma ne è valsa la pena.

Manarola

Mezz’ora dopo, sono nuovamente ai tavoli, giusto in tempo per poter provare il mio gioco preferito di questa edizione di IdeaG. Due giovani e acerbi autori, come Walter Obert e Carlo Lanzavecchia, mi portano a Manarola. Un gioco scenografico che soltanto due menti geniali come le loro potevano partorire. Oltretutto, gioco non registrato nel listone dei prototipi e con le plance disegnate al momento su dei pezzi di carta, perché il regolamento vero e proprio è stato definito quella mattina stessa…

Immagine presa da internet

A turno, ogni giocatore può eseguire 4 azioni, fra cui prendere un edificio, posizionare un edificio, prendere un contratto, prendere un oggetto fra un gatto, un gabbiano e un omino. Sì, possono fare più volte le stesse azioni, ma con una riserva limitata dove stipare le cose. Lo scopo è quello di ricreare le condizioni dei contratti, rispettando posizione, colori, presenza di oggetti e portoni, negozi o finestre, cercando di ottimizzare il più possibile le proprie mosse. Man mano che il gioco prosegue, la città si costruisce davanti ai propri occhi, regalando uno scorcio esattamente uguale alla realtà. Sono due geniacci e io non vedo l’ora di poterlo giocare nuovamente!

La Cena e la Cialtronata

Ironicometro valore alto
Per informazioni clicca qui
La Cena

Arriva il momento più bello della giornata, ovvero quello dove si mangia! Anche quest’anno mi ritrovo a cena con Luca Ciglione di Giochi Sul Nostro Tavolo, Nicola il Green Player e Stefano il Boardgamer di Montagna. Siamo così male assortiti e casinisti che pariamo Abatantuono and Company in Attila il flagello di Dio. Per fortuna i nostri Unni sono Claudia, Licia, Christian e Sara che alzano un pochino il livello (solo un pochino), ma non basta ad evitarci le occhiatacce della proprietaria. Quest’anno siamo andati a mangiare in un posto sperduto trovato all’ultimo momento, perché la bettola dove eravamo stati l’anno scorso ha chiuso, probabilmente per la vergogna, subito dopo averci ospitati l’ultima volta. In questa nuova location (voto diesci) ho potuto apprezzare specialità del luogo come il risotto taleggio e radicchio, annaffiato da dell’ottima acqua.

Nient’altro da segnalare, se non che per la fretta di tornare in albergo siamo andati via senza salutare Sara, che ho scoperto soltanto in un secondo momento essere colei che sta dietro il profilo Instagram I Giochi di Sasha. Adesso capisco come mai ricorreva spesso nei discorsi della serata!

Nicola Mosca che istiga alla violenza contro un altro tavolo
La Cialtronata

Ma perché tutta sta fretta di tornare a IdeaG? Perché per le 21 era prevista la cialtronata! Ora, per chi non è mai venuto in passato a un’IdeaG nazionale sarà difficile comprendere questa cosa, ma IdeaG, oltre che un ritrovo di grandi autori, è anche un ritrovo di gran cialtroni! La sera si organizza uno spettacolo dove i partecipanti, solitamente, collaborano fra loro per la creazione di un gioco da tavolo, sfidando gli altri tavoli a suon di esposizioni surreali, urli, insulti, ululati, incitamenti e applausi vari. A presentare la serata un impeccabile Luca Borsa, stimato concittadino e gran visir di tutti i cialtroni di IdeaG!

Appena arrivati, e dopo aver rovesciato acqua sul tavolo e preso a insulti gli altri presenti, accogliamo Chiara de Le Recensioni di Chiara, per creare una super squadra capitanata dal sottoscritto.

Le interviste di IdeaG mentre la gente dorme!

GLI INCONTINENT CREATOR

Purtroppo, nonostante un’idea brillante, la realizzazione di un prototipo perfettamente funzionante e l’ottima e impeccabile esposizione del sottoscritto, non abbiamo vinto, giungendo però a un rispettabile secondo posto. Ho provato in tutti i modi a farmi amico la giuria e il pubblico, esponendo la mia teoria secondo cui per creare un gioco di successo quelle che contano veramente sono le recensioni degli influencer e le loro storie su Instagram, e che essere autori è sopravvalutato, ma nonostante tutto ci hanno preferito altri. Per la cronaca, ha vinto una squadraccia capitanata da Riccardo Vadalà e sovvenzionata dai soldi di Max Calimera, che dopo aver unto la giuria e soprattutto il super giurato editore Silvio Negri Clementi, promettendo una prossima uscita della rivista Io Gioco interamente e unicamente dedicata a Pendragon Game Studio, ha avuto gioco facile. A tal proposito, chiedo ufficialmente indietro i soldi che ho allungato alla giuria per vincere il primo premio! Comunque, se volete una panoramica dettagliata del nostro gioco, lo trovate nella seconda parte del video di Chiara cliccando qui. Potete cogliere le mie indiscusse doti oratorie che mi hanno valso un premio speciale della critica, per la migliore presentazione.

Premio speciale della giuria. Un gioco di Luca Bellini. In russo!

Cinque o sei anni fa avrei fatto le quattro del mattino a giocare, per macinare quanti più giochi possibili, ma a mezzanotte e cinque sono già in debito di ossigeno. Scambio due chiacchiere con Licia Cavallini e Christian Viaggio, i mitici ragazzi di Salso Ludix, che quest’anno hanno curato i social di IdeaG durante tutta la kermesse. Bevo qualcosa, annuisco e rispondo con sciocchezze a domande intelligenti, saluto e poi quasi senza accorgermene mi ritrovo in camera mia, pronto per andare a dormire.

Cose che capitano. Spesso. Solo a me!

Domenica

Rinvigorito dal sonno e dall’abbondante colazione, torno alla carica ai tavoli di IdeaG. Il mio programma è sempre lo stesso di tutti gli anni: si gioca fino all’ora di pranzo, poi si torna a casa.

Golden Acorn

Trovo il carissimo Luca Zack Piran e il suo splendido gioco Day Zero, un american che tanto attira sia per la veste grafica che per l’idea di gioco in sé. Ho declinato l’offerta di provarlo, consapevole dello scarso apporto che avrei potuto dare in termini di playtesting, ma ho potuto provare, sempre dell’autore, un bel gioco di corse di nome Golden Acorn. Ambientato in un bosco, si tratta di un gioco di gestione mano di carte, con una parte interessante di programmazione del turno, sia per quanto riguarda la carta da giocare nel turno successivo, sia nella scelta di dove posizionare il proprio segnaposto su di un lato o l’altro del ramo.

Se decidiamo di partire in posizione più avanzata per ottenere maggiori risorse ghiande (vero e proprio carburante del gioco), poi muoveremo la nostra pedina senza alcun vantaggio, mentre invece, se lo posizioniamo più indietro, potremo avanzare più velocemente, sfruttando dei boost, ma a costi più alti in termini di ghiande. Gioco pulito e piacevole, soprattutto per chi al tavolo apprezza le sportellate, con situazioni di gioco forse un po’ troppo al limite della controllabilità, per via delle abilità asimmetriche dei giocatori e dall’interazione diretta che ne scaturisce, ma davvero divertente. Bella idea, bravo!

Tobia Botta

Finalmente Tobia

Io e Tobia Botta abbiamo sempre un appuntamento fisso le domeniche a IdeaG, perché lui prende sempre il tavolo quel giorno, dedicando il sabato a playtestare i giochi degli altri, mentre io la domenica solitamente non riesco a provare roba troppo complessa, spesso sfatto dal giorno prima. I suoi giochi sono perfetti, mazzetti di carte con poche regole, ma davvero geniali.

Jinn

Anche qui non entrerò troppo nello specifico, altrimenti non finisco più di scrivere, ma da lui ho potuto provare Jinn, un gioco di prese dove puoi giocare carte davanti a te o agli avversari in base ai colori, e che alla fine del round, chi ha davanti a sé il numero più alto, prende una carta tesoro, così poi il successivo e così via. Se la carta tesoro indica un 3, ad esempio, i 3 giocatori con la carta più alta della manche prenderanno ognuno un tesoro. Nella sua semplicità si è rivelato essere un gioco preciso e divertente.

Colorzilla

Poi abbiamo provato Colorzilla, il mio preferito del trittico, che però richiede ancora un po’ di lavoro di sviluppo. Un uno contro tutti, formato da un mazzetto di carte che riportano da un lato sei tipi diversi di colori. Un giocatore interpreta Godzilla che entra in città, giocherà una carta coperta dalla propria mano, vincolato da una sequenza di colori obbligatoria preventivamente visionata, che lo obbligherà a giocare seguendo un ordine senza mai cambiarlo durante tutta la partita. Gli altri giocatori, ignari dell’ordine dei colori, dovranno rispondere, carta su carta, confrontandosi e giocando a loro volta una carta. Se i colori saranno uguali, Godzilla subirà un colpo, altrimenti proseguirà nella propria avanzata.

Una ricerca del codice colori alla Mastermind per cercare di intuire le mosse dell’avversario, ma pur sempre condizionato dalle carte nella propria mano. Credetemi, è molto più semplice di come l’ho spiegato io, ma non vorrei dilungarmi troppo, anche perché i regolamenti dei prototipi evolvono durante la fiera stessa!

Bonzo Gonzo

Terzo gioco provato sul wrestling Bonzo Gonzo, anche qui un’idea meravigliosa e che secondo me diverte tantissimo, ma che ha bisogno ancora di qualche aggiustatina. Partendo con delle carte disposte casualmente in una griglia, con i colori dei giocatori e valori da 1 a 5, puoi eseguire una delle due mosse: atterrare l’avversario adiacente con il valore uguale o più basso del tuo, ma nel farlo ti giri di spalle modificando il tuo valore di forza in zero, e quindi a tua volta rischi di essere schienato, oppure ti sposti su uno spazio libero della griglia. Dopo il test, abbiamo discusso sulla possibilità di aggiungere un sistema di punteggio e sulla possibilità di non avere il controllo solo dei lottatori di un determinato colore, ma di poter utilizzarli tutti. Moooolto promettente!

Il gioco che non fa per me

Everything, Fast!

Poi sono finito da Dario Massa per provare ancora tre giochi, sempre di peso light. Il primo è una bomba: Everything, Fast!, che a mio avviso potenzialmente può spaccare. Un party game in cui tutti devono liberarsi delle proprie carte in mano, scartandole al centro del tavolo seguendo delle regole per ogni figura. Tipo, ad esempio, la carta Scala, che puoi scartarla solo liberando il centro del tavolo di un set di tre carte dal valore in scala (per l’appunto), oppure la carta Re, che può essere giocata solo se è l’unica presente in quel momento sul tavolo, senza che ce ne sia presente nemmeno una con le sue stesse caratteristiche (Re, Colore, Valore). Questo gioco non fa per me, così come non fanno per me altri giochi come Dobble, perché mi sento frastornato cercando di decifrare le carte che ho in mano, mentre vedo gli altri scartarne come se non ci fosse un domani. Non è un gioco per vecchi, ecco, però secondo me spacca davvero!

Please Understand

Poi ho provato un altro gioco: Please Understand, dove a ogni giocatore viene assegnata una carta regola, sul cui retro dovrà posizionare degli oggetti di partenza che possano rispondere alle domande sì o no. Se la mia regola, ad esempio, è “si trova in una casa”, assegnerò il libro e le fragole sul sì, il motore e la rana sul no. Gli altri giocatori chiederanno dove andranno posizionati gli oggetti che a loro volta passeranno, e man mano, andando a riempirsi il tavolo di oggetti disposti sui vari sì e no, bisognerà cercare di intuire la regola alla base di ogni ragionamento.

Per ammissione dello stesso autore, è impensabile indovinare le regole, se non dopo lunghi e svariati tentativi, e la presenza di oggetti difficilmente assegnabili alle due semplici categorie ne aumentano la difficoltà. Tuttavia, non è impensabile riuscire a risolvere una o due carte, e farlo è anche piacevolmente gratificante. C’è da lavorarci, però mi intriga.

A Strange Town

Dell’ultimo gioco, A Strange Town, in realtà ho seguito solo la spiegazione e il primo turno, perché mi stavano aspettando per altro. Un giocatore interpreta la parte di un abitante di una città dove ci si esprime con dei modi di dire particolari. Gli altri, i forestieri, devono porgli delle domande e cercare di integrarsi nella città. In base alle risposte, si dovrà giungere a comprendere il loro modo di esprimersi. Ad esempio, se devo rispondere mettendo nella frase sempre almeno un colore e un giocatore mi chiede che tempo fa, io risponderò che è una giornata grigia. Se mi chiedono quale manga sto leggendo, io rispondo che sto leggendo One Piece, ma che sono nero perché non finisce più, ecc… Un gioco particolare, che ha la caratteristica di essere formato da pochissime carte, perché ne servirà una per ogni round, ma che potrebbe funzionare più come print and play che come prodotto da mettere in vendita!

In un mondo di Batman io voglio essere…

Ho mentito all’inizio, lo avevate capito vero? Ho detto che sarei stato breve e invece non ce l’ho fatta, mi sono fatto trasportare dai ricordi e ho iniziato a scrivere. Mica è facile però, provateci voi ad avere un’esplosione di emozioni da raccontare e doverle invece contenere! Ammetto che ho parlato poco dei giochi, preferendo concentrarmi di più sul resto, per il semplice fatto che ha poco senso parlare di regolamenti, quando questi variano in continuazione. Basta dare un’idea di massima e un’impressione, senza scendere troppo nei particolari.

Foto rubata dai social di IdeaG, non diteglielo!

E poi, parliamoci chiaro, a IdeaG non ci vai solo per giocare, ma per poter vivere e condividere attimi di puro divertimento insieme ai tuoi eroi. Perché io da piccolo non volevo essere Batman, io volevo essere Pestrin!

Il Pabis pronto per un'intervista nell'area dedicata al Salso Ludix

Salso Ludix 2024

Anche quest’anno ho avuto la fortuna di essere ospite a Salso Ludix, evento sul gioco da tavolo e di ruolo nello splendido Palazzo dei Congressi di Salsomaggiore Terme, svoltosi il 19 e il 20 ottobre, organizzato dall’omonima associazione A.S.D. Salso Ludix, con la direzione artistica di Christian Viaggio, Daniele Molinari e Andrea Storti.

Potendo fare affidamento su diverse associazioni ludiche del territorio, un gran numero di volontari e professionisti, supervisionati da un’organizzazione ormai oliata e consolidata, anche quest’anno la kermesse è stata un successo, forse anche più dell’anno scorso, cosa che non credevo fosse possibile.

Posso fare un piccolo confronto, avendo partecipato anche all’edizione scorsa, trovando un miglioramento in termini di organizzazione degli spazi, volti a cercare di lasciare ancora più zone dedicate al gioco, senza perdere tuttavia le aree tematiche dedicate al gioco di ruolo, ai giochi di carte collezionabili, ai Lego e ai panel, offrendo addirittura un’intera arena a questi ultimi.

Ok, finita la parte seria (la maggior parte scopiazzata dal comunicato stampa), passo a parlarvi della mia Salso Ludix.

Conta più la persona che il personaggio

Resto spiazzato, imbarazzato e grato quando Daniele e Christian, anche quest’anno, mi chiamano per invitarmi a partecipare a Salso Ludix. Non sono certo un personaggio come TeOoh, I Giullari o Helios Pu. Soprattutto lo sono ancora meno quest’anno, che, per mille ragioni, ho contribuito davvero poco alla divulgazione del gioco sui miei canali, ma è chiaro che, per loro, conta più la persona che il personaggio. Per dire, mia madre si dimentica di invitarmi a cena (forse anche perché sa quanto mangio) e loro, invece, si ricordano di me! Scherzi a parte, capisci subito quando hai a che fare con ragazzi appassionati e con le idee chiare, che sanno quello che vogliono: “Vogliamo il Pabis perché… perché vogliamo il Pabis?” me li immagino così durante il loro briefing.

Poi, diciamocela tutta, Luca Borsa, mio esimio concittadino, ha bisogno di un badante, e loro sanno benissimo che sono la persona più adatta per questo ruolo!

Esterno del palazzo dei congressi di Salsomaggiore Terme durante il Salso Ludix
Quello con la borsa è il Borsa. Scusate…

Scende la pioggia ma che fa

Partiamo da casa con calma a metà mattina e, in un’oretta e mezza, arriviamo in quel di Salsomaggiore Terme, in tempo per il pranzo. Subito a pensare male, eh? È solo un caso. Giusto il tempo di scrollarci di dosso la pioggia e ambientarci nelle splendide sale del Palazzo dei Congressi, dove si svolge Salso Ludix, che veniamo accolti da Daniele e Christian. Abbandonato Luca Borsa al suo programma, assaporo il clima piacevole nelle sale, approfittando dei tanti amici e “colleghi” per scambiare due chiacchiere. Ci sono tanti bravissimi autori, ma anche Roberto Pestrin, tanti bravissimi divulgatori capaci, ma anche Luca Ciglione. Insomma, di tutto un po’, alti e bassi.

Dettaglio interno del palazzo dei congressi al Salso Ludix
Peccato per l’estintore, potevano farlo bianco!

Giochi provati a Salso Ludix

Ho proposto un paio di giochi per il “Gioca Con” di quest’anno e ne ho approfittato per sedermi a provare qualcosa. Senza scendere troppo nei particolari dei giochi, ecco cosa ho provato in questi due giorni:

I ritardatari

Botanicus

Botanicus ha davvero un bel ritmo, semplice e chiaro; si spiega con semplicità, e il suo pregio migliore è che lo puoi giocare sia con il neofita che con il giocatore esperto, senza perdere il piacere di giocare. Il difetto è che parla di piante e giardini. Questo è il primo gioco che ho deciso di proporre per il mio “Gioca Con” del sabato.

All’orario prefissato lo apparecchio sul tavolo assegnatomi, ma, con il passare dei minuti, sembra chiaro che chi si è prenotato non sarà della partita. Decido allora di cedere e farlo giocare ai “tre scappati di casa”, che, in barba alle prenotazioni, avevano già preso posto al tavolo: Luca Borsa, Walter Obert e Carlo A. Rossi. Faccio l’errore di dire a Carlo che, secondo me, la strategia degli animali, nella versione base, soprattutto nelle prime partite, è un pelino troppo redditizia; subito fa suo il consiglio e ci asfalta. A un certo punto arrivano anche i due che si erano prenotati (con solo 23 minuti di ritardo) e, cogliendo la loro delusione nell’aver perso il posto, mi offro di intavolarlo nuovamente appena finita la partita. Tutti felici, e anch’io di prendere mazzate anche da loro.

Ero troppo preso per fare foto mentre giocavo

Fruit Cup

Scopro di essere una sega assurda a questo gioco, ma che inspiegabilmente vorrei, così da farci giocare tutti in ludoteca e a casa. Davvero, sono imbarazzante mentre cerco di decifrare le richieste delle carte e, con il cucchiaino, tento di tirare fuori gli ingredienti inadatti al loro completamento. Il mio cervello ragiona al contrario, togliendo gli ingredienti che invece dovrei lasciare nel bicchierino. Al tavolo ho perso con chiunque sia passato di lì: da Paolo Mori a Gabriele Mari, da una bambina di tre anni ad addirittura Roberto Pestrin!

Bel gioco davvero

Shogun No Katana

Provato la domenica nella Sala delle Cariatidi (un nome un programma) ai tavoli di Orizzonte degli Eventi, associazione attiva dal 2007 in quel di Piacenza, che vanta fra le proprie fila proprio l’autore del gioco, che però non c’era. Meglio così, ho evitato di fare figuracce davanti a lui! Oltretutto il gioco non l’avevo mai provato, se non in versione prototipo nel 2017, quindi sono riuscito a colmare una mia lacuna. Purtroppo ho scelto male i miei compagni di tavolo: Luca Ciglione e Fabio Lopiano, soprattutto quest’ultimo, la devo smettere di giocarci assieme! Ha infierito inanellando una serie infinita di combo, forgiando più katane lui che Hattori Hanzō in Kill Bill. Comunque, questo è un gioco davvero ben fatto, che fa venire voglia di rigiocare immediatamente. Quasi quasi me lo regalo a Natale…

Un Pestrin desideroso di menare

Gioco di menare

Lo so, è tutto l’articolo che parlo male di lui, ma Roberto Pestrin mi ha fatto provare un gioco di menare (manco mi ha detto il titolo) che ricorda i classici beat ‘em up, o picchiaduro se preferite, in stile Street Fighter, misto a Sushi Dice. Non so realmente quanto possa parlare di questo prototipo, ma posso dire che mi sono divertito davvero parecchio e che non vedo l’ora che sia mio! Che poi, riflettendoci, ha tutti gli elementi che più odio nei giochi: il dexterity, il dover essere veloci, urlare e suonare una cacchio di campanella, eppure mi sono davvero divertito. Eh sì, lo ribadisco anche qui, collegandomi a un discorso nato al tavolo: i giochi per ragazzi possono essere anche di puro divertimento ignorante, non devono per forza insegnare sempre qualcosa.

Dall’Egitto con furore

Pyramidice

Altro gioco proposto dal sottoscritto per il “Gioca Con” è Pyramidice. Non ho avuto prenotazioni dal sito del Salso Ludix, ma, una volta apparecchiato, ha riscosso fin da subito la curiosità dei passanti. Infatti, dopo qualche minuto di attesa, tre amici si siedono al tavolo. Due di questi ci stanno dentro, capiscono al volo come si gioca; quello che mi preoccupa, però, è il loro amico, quello con la birra in mano, che mi confida di star seguendo una dieta liquida. Praticamente ho giocato anche per lui, ma la cosa più sconvolgente, al termine, è stata sentire il gruppetto decidere di andare a giocare a un Lacerda. Non oso immaginare cosa possa essere stata quella partita.

A cena con Aky, Lopiano, Ciglione, Mari e Pestrin durante Salso Ludix
Aky, Lopiano, Mari, Pestrin, Ciglione e il sottoscritto.

Just One

Qui sto un po’ imbrogliando; questo l’ho giocato all’hotel, dove, dopo cena (ne avrei tante da raccontare anche sulla cena, ma vi risparmiamo certe scene), ho trovato il clan degli autori Obert, Borsa, Pestrin, Mari e Spada, a cui poi si è aggiunta anche Aky, e abbiamo dato vita a una partita memorabile di Just One, dove abbiamo scoperto che: Walter Obert ha un pensiero laterale, ma così tanto laterale, che è quasi fuori dalle mura della stanza. Per capirci, per farmi indovinare un dolce, la crêpe Suzette, scrive “MURO”. Muro per le crêpe! Quella sera ho scoperto che David Spada utilizza sempre e solo termini francesi quando tocca a me indovinare qualcosa, qualsiasi cosa essa sia. Ho anche scoperto che sono l’unico stronzo a non ricordare i nomi dei personaggi di Asterix. È stata una chiusura di serata bellissima di cui purtroppo non ho scattato foto.

Ironicometro valore altissimo
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Hai presente Frank Drebin?

Il sabato a Salso Ludix, tra le varie attività, le partite, qualche panel da seguire e chiacchiere varie, scivola che è una bellezza. A un certo punto mi cercano dall’organizzazione per un’intervista, cinque minuti per chiederti come sta andando la manifestazione, con una o due domande da montare poi in spezzoni da mettere sui loro social. Vengo microfonato e buttato sotto il mega riflettore. Mi lamento della luce, insistendo che con la mia bella carnagione da mozzarella potrei confondermi con i muri, ma vengo giustamente ignorato. Parte la domanda e, mentre rispondo, si sente un frastuono alle mie spalle dietro il telo. Licia e Michele, intervistatrice e cameraman, indispettiti vanno a controllare chi ci sia dietro, ma scoprono che non c’è nessuno. Insomma, delle scatole sono cadute da sole appena ho iniziato a parlare. Più volte. Mi piace pensare che fosse il fantasma formaggino, annoiato dalla mia voce, che desiderava mettere fine a quello strazio.

Finisco l’intervista, ringrazio e annuncio (mi pare logico farlo a voce alta) che mi sto pisciando addosso e mi avvio verso i bagni… ancora microfonato! Per fortuna vengo raggiunto in tempo e spogliato di ogni aggeggio radiofonico. Sta scena mi ricorda un po’ Frank Drebin in Una Pallottola Spuntata

Con Luca Ciglione che scende al mio livello

Non contento, raggiungo il bagno, faccio passare un tizio che esce dalla porta e mi infilo a espletare le mie funzioni. Esco e, mentre lavo le mani, guardo alla mia sinistra, vedendo due signore che stanno facendo la stessa cosa. Sono leggermente imbarazzate ed evitano di guardarmi, io probabilmente sono viola e balbetto frasi sconnesse:

“Oh, ho sbagliato io o avete sbagliato voi?”
“Mi sa lei…”
“Scusate, ma c’era dentro un signore!”

Silenzio. Esco fuori impacciato, mentre le due sghignazzano, guardo dietro la porta, che, da spalancata, nasconde l’omino con la gonna, a confermare quanto sono pirla.

Praticamente la sala dedicata a me!

Vuole un caffè?

Domenica mattina, colazione all’hotel insieme a tanti altri avventori del Salso Ludix. Siedo a un tavolo da solo, di fianco a TeOoh, seduto a sua volta a un tavolo da solo, di fronte a Helios Pu, a sua volta seduto a un tavolo da solo, così come Gabriele Mari… Sì, insomma, ogni persona è seduta a un tavolo da sola, non perché siamo un branco di asociali — forse anche quello — ma perché la stragrande maggioranza dei tavoli presenti nella sala è con un solo posto a sedere.

Scorcio interno del salone del palazzo dei congressi di Salsomaggiore Terme durante il Salso Ludix
Non ho fatto foto nell’hotel, quindi ecco un dettaglio interno del palazzo dei congressi

Due chiacchiere, solite formalità con chi ti sta vicino, mentre addenti una brioche e bevi un po’ di succo, poi però arriva lui: il cameriere. Molto impostato, vecchia scuola, sebbene penso abbia sì e no la mia età (quindi moooolto giovane), con un’espressione che ricorda un po’ Elmo dei Muppets e una voce incredibilmente uguale a quella di Zed di Scuola di Polizia:

Le porto un Caffffeeeeeueue?

Muoio, trattengo a malapena le labbra mentre gli occhi mi si stringono. Sento il cuore battermi nel petto mentre resto impassibile, guardandolo e annuendo. Non oso guardarmi attorno finché non si allontana, ma percepisco gli occhi spalancati di tutti gli altri attorno a me che, a loro volta, a stento si trattengono dal ridere fragorosamente.

Da lì in poi, il delirio: ogni volta che passava leggevo negli sguardi dei presenti l’attesa e il desiderio di riascoltare quel soave gracchiare, mentre si avvicinava ai nuovi avventori.

Una scacchiera a Salso Ludix
Sembra gigante, ma è soltanto una normale scacchiera all’interno di una delle bellissime sale del palazzo

Conclusione

Torniamo seri, almeno quel poco. Salso Ludix è fra i migliori eventi ludici a cui un appassionato possa decidere di partecipare. Puoi giocare a stretto gomito con personalità di spicco di questo mondo ludico, seguire panel molto interessanti in un ambiente davvero fuori dall’ordinario.

Il contrasto tra l’architettura Liberty-Decò del palazzo e i tavoli ricolmi di giochi restituisce un alone di rara bellezza. Al piano di sopra ci sono passato solo rapidamente, ma le tante sale colme di giocatori di ruolo testimoniano la buona riuscita dell’evento, capace di unire e fare giocare chiunque. Anche famiglie e casual gamer sono stati degnamente accontentati con un’intera area al piano inferiore dedicata ai Lego. E poi, zone dedicate alla pittura di miniature, in cui ho visto tantissimi giovani, ma soprattutto l’immancabile stand della cioccolata di Marco Biolzi, che ha fatto la gioia della mia famiglia, a cui ho portato gli immancabili cioccolatini a forma di meeple.

Cioè, ma vi rendete conto di cosa voglia dire giocare qui dentro?

Solo una cosa prima di chiudere: questa edizione è stata dedicata a Giovanni Melandri, giovane divulgatore ludico della zona che ci ha lasciato troppo presto poche settimane fa. Ero suo amico di Facebook da alcuni anni senza mai realmente conoscerlo, poi, proprio l’anno scorso al Salso Ludix, ho potuto scambiare un po’ di parole con lui, scoprendo una persona appassionata e davvero piacevole. Ci eravamo ripromessi di mantenere i contatti, ma si sa, sono cose che si dicono tanto per dire, prima di essere rapiti dalla frenetica quotidianità. Siamo abituati a pensare che c’è sempre tempo per qualsiasi cosa… no, non è così: prendiamoci il nostro tempo per fare quello che amiamo, quando lo vogliamo, insieme a chi vogliamo.

Copertina cartoon Orion Duel

Orion Duel, non cadere nel buco nero

Torniamo a parlare di giochi, visto che è da un po’ che in questo blog si latita, portando su queste “pagine” Orion Duel, un gioco astratto a tema spaziale per 2 giocatori dai 12 anni in su, della durata di circa 25 minuti a partita.

Orion Duel sul tavolo

Dalle geniali menti di Andrea Mainini e Alberto Branciari, pubblicato da Matagot (che ha recentemente fatto annunci discutibili sulle prossime strategie di mercato, come spiegato bene da Geek Pizza in questo articolo), Orion Duel arriva in Italia grazie a Oliphante, che ringrazio per avermene donato una copia da fare giocare in LAM, l’associazione di cui faccio orgogliosamente parte. Lo so, non vi aspettavate un articolo… Dico a Oliphante, non a voi!

Componenti di Orion Duel

Come si gioca

Orion Duel è composto da una plancia suddivisa in esagoni, 14 tessere prevalentemente blu e altrettante arancioni, con dimensioni e forme variabili da 1 a 3 esagoni ciascuna, 8 gettoni galassia e 7 gettoni buco nero.

Distribuiti i gettoni galassia e i gettoni buco nero sulla plancia, rispettando le semplici regole di setup riportate nel regolamento, i giocatori potranno, a turno, posizionare una delle proprie tessere, cercando di raggiungere per primi una delle condizioni di vittoria prima dell’avversario.

Setup casuale di Orion Duel

Le condizioni di vittoria sono 3:

– Collegare le costellazioni

– Connettere le galassie

– Forzare l’avversario a connettere i buchi neri

La plancia di gioco rappresenta il cosmo, il cui perimetro esagonale riporta, nei lati estremi, 6 galassie, i cui opposti, se collegati da un serpentone di tessere dello stesso colore di un giocatore, portano immediatamente alla prima condizione di vittoria. Le tessere, durante il gioco, potranno essere posizionate liberamente sulla plancia di gioco sugli esagoni liberi. Ovviamente, non potranno sovrapporsi o uscire dai limiti del cosmo, ma potranno anche essere posizionate staccate fra di loro.

Una tessera di Orion Duel

L’unico modo, però, di poter posizionare una tessera sotto un gettone galassia o buco nero sarà quello di connettere il colore che vi si posizionerà sotto con lo stesso colore presente adiacente su di una tessera precedentemente piazzata. So che non è di facile lettura, ma è più semplice comprenderlo con degli esempi.

Prima condizione di vittoria a Orion Duel

Tornando alle condizioni di vittoria, la seconda è quella di annettere 4 galassie nel proprio sistema, tutte connesse tra loro. Significa che le galassie non basta averle sopra gli esagoni del proprio colore, ma devono essere direttamente collegate fra loro, senza interruzioni. Terza e ultima condizione di vittoria è quella di infilare i buchi neri sopra le tessere del colore dell’avversario, anche in questo caso direttamente collegate fra loro.

Partita a Orion Duel

Il regolamento di quattro paginette è chiaro e non lascia spazio a dubbi. In caso si arrivasse a fine partita senza la vittoria di uno dei giocatori, si procede al conteggio assegnando un punto per ogni galassia presente sopra le tessere del proprio colore, meno un punto per ogni buco nero.

Ironicometro valore bassissimo
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Metto le mani avanti

Non amo particolarmente gli astratti e non sono un esperto. Anzi, a dire il vero, non stravedo a prescindere per i giochi da due. Eppure, Orion Duel mi ha rapito. Dopo tutto, se ne parlo, una ragione c’è. Partiamo da quella che potrebbe sembrare una banalità, ma che ai miei occhi è un notevole punto a favore per questo gioco: Orion Duel offre due diversi tipi di setup, simmetrico o casuale. Questa intuizione degli autori permette a chi, come il sottoscritto, predilige situazioni di gioco sempre diverse, oltre ai puristi che amano sfide dalle condizioni eque e non disdegnano aperture standard, di potersi divertire con lo stesso prodotto. Questa libertà mi fa apprezzare maggiormente il gioco, anche perché, utilizzando un setup casuale (che prediligo), ho la certezza di non avere mai una partita uguale a un’altra.

Galassie e buchi neri Orion Duel

Un’altra cosa che ho apprezzato in Orion Duel è il posizionamento delle tessere, che, proprio per la loro fattura in due colori, porta il giocatore a dover ragionare su più fronti. È sempre concreta la possibilità di avvantaggiare anche l’avversario con la propria mossa. Non sempre seguire a testa bassa la propria strategia porterà a buoni risultati, perché ci sarà sempre il rischio, posizionando tessere, di avvicinarsi sì a una delle condizioni di vittoria, ma di fare allo stesso tempo, inavvertitamente, anche il gioco dell’avversario, avvicinandolo a sua volta a una delle altre condizioni di vittoria.

Copertina articolo Orion Duel

In conclusione

Orion Duel è quello che si può definire un gioco semplice da imparare, ma difficile da padroneggiare. Tuttavia, con già poche partite alle spalle, si riuscirà a leggere le situazioni di gioco, valutando contemporaneamente più strategie. Anche i tempi dichiarati sulla confezione, di 25 minuti, in realtà si ridurranno dopo le prime partite. Se ancora non siete convinti della bontà del gioco, potete provarlo su BGA e valutare di persona, anche se la sensazione di godimento nel guardare negli occhi il proprio avversario e chiudergli in faccia ogni possibilità di vittoria con una tessera non può essere replicata da un freddo monitor!

Il Pabis al GiocAosta - selfie

I Love GiocAosta – 2024

Si è appena chiusa la sedicesima edizione di GiocAosta, l’evento ludico (a mio avviso) più bello d’Italia. Una manifestazione capace di attrarre oltre 35000 persone di cui almeno il 72% (dati presi dal comunicato stampa di chiusura dell’evento) da fuori la Valle d’Aosta. Una città che in questo 2024 conta poco più di 30000 abitanti, e che per una manciata di giorni si ritrova ad ospitare almeno 25000 persone in più. Tutti qui per giocare!

Una foto del padiglione del GiocAosta
la foto copertina perfetta, se solo non ci fosse davanti il furgoncino degli spurghi…

Magia 

Questa è stata un’edizione da urlo, e non soltanto perché era dedicata al famoso urlo di Munch, ma per i numeri strepitosi da record che anche quest’anno sono stati infranti. Lascio l’onore e l’onere a testate più serie di riportarli, ma non posso esimermi dal commentare che 8646 prestiti della ludoteca, il 15% in più rispetto lo scorso anno, è un numero folle. Forse merito anche della novità di quest’anno: un giorno di 40 ore! In che senso?! Magia!

Incontri belli al GiocAosta
Non c’entra nulla, ma volevo condividere ugualmente la foto con Dave!

In pratica, sabato la ludoteca non ha chiuso ed è rimasta aperta tutta notte, grazie a un manipolo di impavidi volontari, tirando dritto per la gioia dei numerosi nottambuli affamati di gioco! Un turno unico che si è andato a concludere domenica, non a mezzanotte, ma addirittura alle due del mattino! 

Io che vado a dormire alle 2:30
Io vado, voi restate pure

Io, nonostante il venerdì mi sia trascinato a letto alle 23 circa, come ben si confà ai diversamente giovani come il sottoscritto, sabato ho fatto il figo e sono rimasto a giocare fino alle 2:30… La pagherò per il resto del 2024!

Danilo mi cerca al GiocAosta
Danilo: “Ma dove sei, stai ancora dormendo?”

Volontari 

La vera forza di GiocAosta sono i volontari, le maglie gialle, quelli che dedicano mesi alla preparazione di questo evento, ma anche i volontari non autoctoni, quelli che arrivano da fuori e che offrono il loro prezioso tempo agli altri (tempo rubato al sonno, alla famiglia e soprattutto al gioco), per rendere questa manifestazione la meraviglia che è. 

Giornalista importunato durante una diretta
“Giornalista” importunato durante una diretta

Vorrei davvero fare qualche nome, ma non sarebbe corretto non farli tutti e, ricordare quelli di tutti e 400 i volontari, la vedo davvero difficile. 

Giocare 

Ho giocato a tanti giochi, qualcosa di nuovo e qualcosa di meno nuovo. Anche qualcosa di molto vecchio effettivamente, ma lascio i dettagli per un articolo a parte.

Selfie al criptoportico di Aosta

Ringrazio l’organizzazione per avermi dato l’opportunità di giocare a qualche succosa novità e soprattutto per avermi dato la possibilità di accedere a luoghi magnifici come il Criptoportico: cioè, sarò banale, potrei parlare del significato storico di questo luogo magnifico, ma la cosa che mi è rimasta più impressa è soprattutto la frescura provata nelle sue profondità di pietra!

Giocando al Criptoportico

Mangiare e bere 

Anche quest’anno abbiamo avuto la birra della manifestazione, un’ottima pils chiamata “La Grande Bionda” per restare in tema artistico, come il celebre quadro La Grande Onda, fornita da uno dei locali presenti in piazza (non ricordo il nome scusate!). Per gli astemi, invece, fondamentale la fontanella di piazza Channoux, vera e propria ancora di salvezza per lenire l’arsura delle giornate incandescenti di Aosta.

La Birra del GiocAosta

Ah, il tempo di Aosta ad agosto, se avessi un Penny Market per tutte le volte che mi sono sentito dire dai babbani: “che bello, vai ad Aosta a prendere un po’ di fresco…”, sarei l’uomo più ricco della terra!

Ironicometro valore alto
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Lato cibo, anche quest’anno ho mangiato a sbafo un paio di panini destinati agli organizzatori del GiocAosta, approfittando oltremodo della loro gentilezza. Sarà l’aria, sarà il fatto che non pago, ma quei panini sono sempre uno spettacolo! Poi, per le cene mi sono immerso nelle tipicità valdostane, come hamburger, pizza, ramen e Onigiri.

Piatto tipico Valdostano: Tonkatsu e Onigiri
Piatto tipico Valdostano: Tonkatsu e Onigiri

Piccolo appunto per le trattorie del centro storico: io quei 9 euro per un ventilatore li investirei, che nel 2024 magari sarebbe anche ora…

Vedi GiocAosta e poi muori… dalla voglia di tornare 

Anche quest’anno le giornate del GiocAosta sono scivolate via in un momento. Ho avuto il piacere di condividere bellissimi momenti con “colleghi” divulgatori, anche qui non farò nomi, anche perché di alcuni non me li ricordo, ma resta il fatto che il clima di “coabitazione giocosa” che si crea all’interno del padiglione dedicato, è un qualcosa di impareggiabile.

Giocando con Giulia
Troppo divertente Super Mega Lucky Box, grazie Giulia di avermelo fatto scoprire!

Tante menti vivaci e brillanti che, messe tutte insieme, arrivano ad annullarsi a vicenda, dando luogo a siparietti tragicomici con sessioni di gioco imbarazzanti! Sì, Luca Ciglione, anche se non abbiamo fatto una foto insieme lo sai che sto parlando proprio di te!

Crack list
Hai presente Nomi Cose Città mescolato a Uno? Questo è Crack List. Con le persone giuste può diventare assurdamente divertente!

Ognuno di questi attimi lo porterò nel cuore!

Ora, sguardo avanti e occhi puntati alle prossime avventure ludiche. No, non vi dico quali, non sporcherò questo articolo parlando di altri eventi: ci vuole rispetto.

Foto utilizzata per una challenge, di me davanti a uno schermo con aperto PornHub

Tutta colpa del sesso

Ma tu dimmi se non potevo scegliere un momento peggiore! Dopo mesi passati a grattarmi la pancia senza un briciolo di voglia o stimolo a scrivere, eccomi qui, circondato da scatoloni per il trasloco. E il computer? Ah, si, anche lui ben riposto in una scatola! Quindi, dove mi trovo a scrivere? Sullo smartphone, ovviamente! E perché? Beh, la colpa è del sesso, ovviamente!

Sesso 1

Il problema è che ho letto un articolo dell’ottimo Emiliano Gambelli su Boardgame Italia, dove intervista Pinkandy, una content creator che, oltre a essere appassionata di giochi da tavolo e presentare sul proprio canale YouTube Kandy Sul Tavolo contenuti dedicati al mondo ludico, ha anche un canale OnlyFans

Apriti cielo

Ho letto l’intervista, trovandola interessante e divertente, scoprendo una persona sì maliziosa, ma anche ironica e simpatica. Poi, ovvio che uno, a posteriori, spulciando i video, si soffermi non solo sui contenuti, ma anche sulla forma, e che forma. Ma il punto non è quello.

Il punto

I commenti! Mamma mia, quelli che ho letto sotto il post di Facebook mi hanno fatto rabbrividire. Ma è possibile giudicare così duramente una persona senza neanche provare a capirla, solo perché non rispecchia i nostri standard? Etichettare gli altri come inferiori o non meritevoli di rispetto solo per delle differenze è davvero subdolo. Il sesso, buh, che paura! 

Non fraintendetemi, non voglio fare il moralista a tutti i costi. Io stesso spesso cado in errore nella valutazione delle persone, però cerco sempre di andare oltre le apparenze. 

Ironicometro valore alto
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Sesso 2

Ho recentemente vissuto il disagio di vedere rubate delle mie foto, pubblicate da ignoti su siti di incontri, spacciandosi per il sottoscritto. Foto profilo, eh, non pensate male! Che poi io dico, non è che sono George Clooney, giusto solo un po’ i capelli mi si stanno ingrigendo, ma tant’è. Tuttavia, la cosa è stata imbarazzante e ci ho messo più di qualche giorno a superare questa cosa. 

Ma perché Daniele poi? Ti faceva schifo il mio nome?

Fastidio

Mi ha dato fastidio sentirmi additare da qualcuno, come fossi un malato di sesso. Sentire violata la mia privacy e dover prendere da parte le persone per spiegare che si trattava di un equivoco. Mi ha dato fastidio dover prendere la decisione di rendere pubblica questa disavventura, onde evitare di doverla spiegare ogni volta che sarebbe saltata fuori. 

Che poi sta cosa è più diffusa di quanto credessi, con decine di migliaia di denunce alla polizia postale per casi analoghi, che ti danno la consapevolezza che è più probabile fare un ambo al lotto piuttosto che giungere a un lieto fine. Avrei voluto scrivere ‘happy end‘, ma mi sono trattenuto!

Sesso 3

Tornando a parlare di giochi da tavolo, mi è successa una cosa davvero bizzarra. Ne ho già parlato sui social, ma visto il contesto, lo riporto anche qui. Copio e incollo, come il manuale del content creator pigro insegna:

Aspetto un pacco da DHL in consegna ieri e, siccome non ho voglia di tribolare, ho preventivamente spuntato l’opzione per farlo consegnare in un punto di ritiro convenzionato. Verso le 18:20 mi chiama il corriere dicendomi che il punto di ritiro è chiuso e che, se voglio, posso passare direttamente da lui a ritirare il pacco. Sto già uscendo per andare a un evento di gioco, quindi perché no? Allungo un attimino e lo raggiungo, almeno ho una menata in meno da fare il giorno dopo.

Arrivo, lo trovo in una stradina poco illuminata che mi aspetta con le quattro frecce. Ciao ciao, grazie davvero, e bip vari del palmare mentre scansiona il QR Code del pacco. Vedo che smadonna un po’, ma alla fine mi dà il pacco e lo infilo nel bagagliaio. Sono in ritardo, devo andare in biblioteca ad aprire per l’associazione e non ho ancora mangiato. Mi dimentico del pacco.

Il pacco 

Oggi mi arriva una notifica della consegna del pacco al punto di ritiro. Che strano, ma il pacco ce l’ho in macchina. Non resisto, vado, lo apro direttamente lì e con mia grande sorpresa non ci trovo un gioco come pensavo. È qualcosa di voluminoso dentro una busta trasparente, morbido ma pesante, sembra lattice al tatto. Inizialmente penso sia un peluche, ma non ne sono sicuro. Solo una volta sfilato dalla scatola e rigirandolo fra le mani capisco di cosa si tratta.

Ecco, diciamo che è un oggetto che non mostreresti mai a tua madre o a tua moglie. Guardo sulla scatola, la giro un paio di volte e trovo l’etichetta di consegna, con il vero destinatario. Chiamo il corriere pazzo, ho il numero memorizzato da ieri, gli dico che ho un pacco non destinato a me e se può passare a riprenderselo, ma nulla. Dice che non può. Mi dice che mi farà contattare dal suo responsabile. Non so perché, ma ho un brutto presentimento…

Ore 14:30, per il momento ancora nulla. Non è che a qualcuno serve una figa di gomma?