Si è appena chiusa la sedicesima edizione di GiocAosta, l’evento ludico (a mio avviso) più bello d’Italia. Una manifestazione capace di attrarre oltre 35000 persone di cui almeno il 72% (dati presi dal comunicato stampa di chiusura dell’evento) da fuori la Valle d’Aosta. Una città che in questo 2024 conta poco più di 30000 abitanti, e che per una manciata di giorni si ritrova ad ospitare almeno 25000 persone in più. Tutti qui per giocare!
Magia
Questa è stata un’edizione da urlo, e non soltanto perché era dedicata al famoso urlo di Munch, ma per i numeri strepitosi da record che anche quest’anno sono stati infranti. Lascio l’onore e l’onere a testate più serie di riportarli, ma non posso esimermi dal commentare che 8646 prestiti della ludoteca, il 15% in più rispetto lo scorso anno, è un numero folle. Forse merito anche della novità di quest’anno: un giorno di 40 ore! In che senso?! Magia!
In pratica, sabato la ludoteca non ha chiuso ed è rimasta aperta tutta notte, grazie a un manipolo di impavidi volontari, tirando dritto per la gioia dei numerosi nottambuli affamati di gioco! Un turno unico che si è andato a concludere domenica, non a mezzanotte, ma addirittura alle due del mattino!
Io, nonostante il venerdì mi sia trascinato a letto alle 23 circa, come ben si confà ai diversamente giovani come il sottoscritto, sabato ho fatto il figo e sono rimasto a giocare fino alle 2:30… La pagherò per il resto del 2024!
Volontari
La vera forza di GiocAosta sono i volontari, le maglie gialle, quelli che dedicano mesi alla preparazione di questo evento, ma anche i volontari non autoctoni, quelli che arrivano da fuori e che offrono il loro prezioso tempo agli altri (tempo rubato al sonno, alla famiglia e soprattutto al gioco), per rendere questa manifestazione la meraviglia che è.
Vorrei davvero fare qualche nome, ma non sarebbe corretto non farli tutti e, ricordare quelli di tutti e 400 i volontari, la vedo davvero difficile.
Giocare
Ho giocato a tanti giochi, qualcosa di nuovo e qualcosa di meno nuovo. Anche qualcosa di molto vecchio effettivamente, ma lascio i dettagli per un articolo a parte.
Ringrazio l’organizzazione per avermi dato l’opportunità di giocare a qualche succosa novità e soprattutto per avermi dato la possibilità di accedere a luoghi magnifici come il Criptoportico: cioè, sarò banale, potrei parlare del significato storico di questo luogo magnifico, ma la cosa che mi è rimasta più impressa è soprattutto la frescura provata nelle sue profondità di pietra!
Mangiare e bere
Anche quest’anno abbiamo avuto la birra della manifestazione, un’ottima pils chiamata “La Grande Bionda” per restare in tema artistico, come il celebre quadro La Grande Onda, fornita da uno dei locali presenti in piazza (non ricordo il nome scusate!). Per gli astemi, invece, fondamentale la fontanella di piazza Channoux, vera e propria ancora di salvezza per lenire l’arsura delle giornate incandescenti di Aosta.
Ah, il tempo di Aosta ad agosto, se avessi un Penny Market per tutte le volte che mi sono sentito dire dai babbani: “che bello, vai ad Aosta a prendere un po’ di fresco…”, sarei l’uomo più ricco della terra!
Lato cibo, anche quest’anno ho mangiato a sbafo un paio di panini destinati agli organizzatori del GiocAosta, approfittando oltremodo della loro gentilezza. Sarà l’aria, sarà il fatto che non pago, ma quei panini sono sempre uno spettacolo! Poi, per le cene mi sono immerso nelle tipicità valdostane, come hamburger, pizza, ramen e Onigiri.
Piccolo appunto per le trattorie del centro storico: io quei 9 euro per un ventilatore li investirei, che nel 2024 magari sarebbe anche ora…
Vedi GiocAosta e poi muori… dalla voglia di tornare
Anche quest’anno le giornate del GiocAosta sono scivolate via in un momento. Ho avuto il piacere di condividere bellissimi momenti con “colleghi” divulgatori, anche qui non farò nomi, anche perché di alcuni non me li ricordo, ma resta il fatto che il clima di “coabitazione giocosa” che si crea all’interno del padiglione dedicato, è un qualcosa di impareggiabile.
Tante menti vivaci e brillanti che, messe tutte insieme, arrivano ad annullarsi a vicenda, dando luogo a siparietti tragicomici con sessioni di gioco imbarazzanti! Sì, Luca Ciglione, anche se non abbiamo fatto una foto insieme lo sai che sto parlando proprio di te!
Ognuno di questi attimi lo porterò nel cuore!
Ora, sguardo avanti e occhi puntati alle prossime avventure ludiche. No, non vi dico quali, non sporcherò questo articolo parlando di altri eventi: ci vuole rispetto.
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Ma tu dimmi se non potevo scegliere un momento peggiore! Dopo mesi passati a grattarmi la pancia senza un briciolo di voglia o stimolo a scrivere, eccomi qui, circondato da scatoloni per il trasloco. E il computer? Ah, si, anche lui ben riposto in una scatola! Quindi, dove mi trovo a scrivere? Sullo smartphone, ovviamente! E perché? Beh, la colpa è del sesso, ovviamente!
Sesso 1
Il problema è che ho letto un articolo dell’ottimo Emiliano Gambelli su Boardgame Italia, dove intervista Pinkandy, una content creator che, oltre a essere appassionata di giochi da tavolo e presentare sul proprio canale YouTubeKandy Sul Tavolo contenuti dedicati al mondo ludico, ha anche un canale OnlyFans.
Apriti cielo
Ho letto l’intervista, trovandola interessante e divertente, scoprendo una persona sì maliziosa, ma anche ironica e simpatica. Poi, ovvio che uno, a posteriori, spulciando i video, si soffermi non solo sui contenuti, ma anche sulla forma, e che forma. Ma il punto non è quello.
Il punto
I commenti! Mamma mia, quelli che ho letto sotto il post di Facebook mi hanno fatto rabbrividire. Ma è possibile giudicare così duramente una persona senza neanche provare a capirla, solo perché non rispecchia i nostri standard? Etichettare gli altri come inferiori o non meritevoli di rispetto solo per delle differenze è davvero subdolo. Il sesso, buh, che paura!
Non fraintendetemi, non voglio fare il moralista a tutti i costi. Io stesso spesso cado in errore nella valutazione delle persone, però cerco sempre di andare oltre le apparenze.
Sesso 2
Ho recentemente vissuto il disagio di vedere rubate delle mie foto, pubblicate da ignoti su siti di incontri, spacciandosi per il sottoscritto. Foto profilo, eh, non pensate male! Che poi io dico, non è che sono George Clooney, giusto solo un po’ i capelli mi si stanno ingrigendo, ma tant’è. Tuttavia, la cosa è stata imbarazzante e ci ho messo più di qualche giorno a superare questa cosa.
Fastidio
Mi ha dato fastidio sentirmi additare da qualcuno, come fossi un malato di sesso. Sentire violata la mia privacy e dover prendere da parte le persone per spiegare che si trattava di un equivoco. Mi ha dato fastidio dover prendere la decisione di rendere pubblica questa disavventura, onde evitare di doverla spiegare ogni volta che sarebbe saltata fuori.
Che poi sta cosa è più diffusa di quanto credessi, con decine di migliaia di denunce alla polizia postale per casi analoghi, che ti danno la consapevolezza che è più probabile fare un ambo al lotto piuttosto che giungere a un lieto fine. Avrei voluto scrivere ‘happy end‘, ma mi sono trattenuto!
Sesso 3
Tornando a parlare di giochi da tavolo, mi è successa una cosa davvero bizzarra. Ne ho già parlato sui social, ma visto il contesto, lo riporto anche qui. Copio e incollo, come il manuale del content creator pigro insegna:
Aspetto un pacco da DHL in consegna ieri e, siccome non ho voglia di tribolare, ho preventivamente spuntato l’opzione per farlo consegnare in un punto di ritiro convenzionato. Verso le 18:20 mi chiama il corriere dicendomi che il punto di ritiro è chiuso e che, se voglio, posso passare direttamente da lui a ritirare il pacco. Sto già uscendo per andare a un evento di gioco, quindi perché no? Allungo un attimino e lo raggiungo, almeno ho una menata in meno da fare il giorno dopo.
Arrivo, lo trovo in una stradina poco illuminata che mi aspetta con le quattro frecce. Ciao ciao, grazie davvero, e bip vari del palmare mentre scansiona il QR Code del pacco. Vedo che smadonna un po’, ma alla fine mi dà il pacco e lo infilo nel bagagliaio. Sono in ritardo, devo andare in biblioteca ad aprire per l’associazione e non ho ancora mangiato. Mi dimentico del pacco.
Il pacco
Oggi mi arriva una notifica della consegna del pacco al punto di ritiro. Che strano, ma il pacco ce l’ho in macchina. Non resisto, vado, lo apro direttamente lì e con mia grande sorpresa non ci trovo un gioco come pensavo. È qualcosa di voluminoso dentro una busta trasparente, morbido ma pesante, sembra lattice al tatto. Inizialmente penso sia un peluche, ma non ne sono sicuro. Solo una volta sfilato dalla scatola e rigirandolo fra le mani capisco di cosa si tratta.
Ecco, diciamo che è un oggetto che non mostreresti mai a tua madre o a tua moglie. Guardo sulla scatola, la giro un paio di volte e trovo l’etichetta di consegna, con il vero destinatario. Chiamo il corriere pazzo, ho il numero memorizzato da ieri, gli dico che ho un pacco non destinato a me e se può passare a riprenderselo, ma nulla. Dice che non può. Mi dice che mi farà contattare dal suo responsabile. Non so perché, ma ho un brutto presentimento…
Ore 14:30, per il momento ancora nulla. Non è che a qualcuno serve una figa di gomma?
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El Camino de Santiago è il primo gioco di Fabio Bicocchi, edito da Dominioni Editore in collaborazione con Sir Chester Cobblepot. Anzi no, è un’esperienza, un viaggio pensato per 1-5 giocatori dagli 8 anni in su, con una durata di gioco variabile intorno ai 45 minuti, dove mettersi in gioco nei panni di un pellegrino. Prima di iniziare, voglio ringraziare l’editore per avermi inviato la copia di valutazione del gioco.
Il cammino di Santiago
Nel cuore della Spagna, il Cammino di Santiago si snoda lungo un sentiero di circa 800 km, intrecciando luoghi sacri e cittadine pittoresche lungo la strada verso la Cattedrale di Santiago de Compostela. Questo itinerario millenario, percorso da pellegrini attraverso secoli di storia, offre non solo paesaggi mozzafiato, ma è anche un profondo viaggio interiore. Attraverso colline verdi, villaggi storici e maestose cattedrali, il Cammino di Santiago è un’esperienza intrisa di spiritualità, riflessione e incontri unici. Come un raggio di luce che si diffonde attraverso le foglie di un albero millenario, ogni passo aggiunge una luminosa prospettiva alla storia di coloro che intraprendono questo straordinario viaggio. In questo cammino verso la meta, ogni passo è una poesia di antichi sentieri e destinazioni sacre, senza fretta, ma con la consapevolezza che la vera ricompensa risiede nell’esperienza del percorso stesso. El Camino de Santiago è il gioco da tavolo che avvicina i giocatori a questo viaggio, portandoli a rivivere il cammino come esperienza di vita e incontro con il proprio spirito. Un gioco di “corsa” atipico, perché non vince chi arriva primo, ma chi arriva meglio.
Preparazione di El Camino de Santiago
Questo gioco è davvero ben congegnato, e te ne accorgi fin dal setup. Crei un percorso, posizionando la carta di arrivo, La Catedral de Santiago, le cinque carte Etapas da 1 a 5, obbligatorie per il tragitto minimo (proprio come nella realtà dove i pellegrini sono “obbligati” a percorrere quel centinaio di km minimo) e poi valuti se aggiungerne altre o meno, andando a modificare la durata del gioco. Oltre alla variabilità della partita, puoi gestirne la difficoltà girando le carte sul lato scuro, offrendo ai giocatori una sfida più alta, grazie alla variante invernale.
Ogni giocatore ottiene a inizio partita una carta peregrinos con sopra riportati i valori iniziali di mente, corpo e spirito. Questi valori andranno segnati in alto su un foglietto del blocchetto (preventivamente distribuito a ogni giocatore). Ogni carta peregrinos mostra un’abilità speciale del personaggio in questione e un numero di stelle (da uno a tre) rappresentanti la difficoltà di utilizzo.
Posizionato un segnalino sul punto di partenza più lontano rispetto alla carta di Santiago de Compostela, i giocatori potranno iniziare il loro viaggio.
Come si gioca
Il gioco si articola in tre fasi:
Selezione meta Parada
Movimento e carte Eventos
Annotazione sulla Credencial
In ordine di turno i giocatori posizionano il secondo indicatore (uno resta sulla partenza) su di una Parada, ovvero uno dei tondi sul percorso corrispondenti a una città. Quella sarà la metà da raggiungere in quel round.
Partendo da chi si trova più lontano rispetto alla Catedral, i giocatori muovono il proprio segnalino di partenza sulla Parada successiva, girando una carta Eventos e segnando su una riga della Credencial (il foglietto) i valori mente e forza corrispondenti alla Parada appena raggiunta. Basta guardare i colori corrispondenti e dopo un paio di turni diventa immediato. Se la carta appena girata conterrà il simbolo di una, due o tre omini verdi, il giocatore dovrà segnare il pallino corrispondente sulla stessa riga. Nel regolamento viene chiamato Compatir e significa aver fatto quel pezzo di strada da soli o in condivisione con altri. Se verranno anneriti tutti e tre i pallini nel corso del round, si potrà aggiungere il valore di spirito del peregrinos alla somma dei punti raggiunti in quel round.
Ma come si fanno i punti a questo gioco?
Un po’ push your luck, El Camino de Santiago chiede ai giocatori di scommettere su se stessi, perché per fare più punti bisognerà raggiungere la meta con il massimo della propria mente, cercando allo stesso tempo di ascoltare il proprio corpo. In pratica, i punti di partenza di ogni round saranno al massimo quelli riportati nella carta Peregrinos del giocatore, accumulati durante le tappe fra le varie Parade e che andranno segnate di volta in volta sulla stessa riga. Meno punti raggiunti rispetto al valore massimale del personaggio, daranno una base di partenza di punti più bassa.
Faccio un esempio perché altrimenti risulta poco chiaro
Se il mio personaggio è l’Altruista, ho una base punti di 4. Durante il mio percorso del round ottengo solo tre fulmini, avrò una base di partenza di 3 punti. Se invece avrò accumulato ad esempio nove fulmini, la mia base di partenza sarà sempre massimo di 4 punti, ovvero il valore iniziale del mio personaggio.
Allora perché non puntare ad andare il più lontano possibile a ogni round? Semplice, perché a ogni tappa noi dovremo segnare anche il corrispettivo di corpo (il cuore) che, accumulato nel corso del round, dovrà essere il più possibile vicino al valore del nostro personaggio. Avere meno cuori o più cuori, sarà ugualmente negativo, in quanto la differenza fra i due valori andrà poi sottratta al punteggio raggiunto nel round.
Anche qui, aiuto con un esempio
Il nostro Altruista ha raggiunto la meta del round con cinque fulmini, quindi si è assicurato di avere 4 punti in partenza, però ha ottenuto un totale di sette cuori, che rispetto ai cinque della sua statistica iniziale, significa una differenza di due. Questi due cuori equivalgono a meno due punti ai 4 di partenza, quindi in questo round il giocatore ha ottenuto solo 2 punti. Lo stesso sarebbe stato se avesse ottenuto solo tre cuori durante il round, perché la differenza fra cinque e tre resta sempre due.
Abilità, Attacción, Alberghe e Compatir
Al raggiungimento della meta nel round, se disponibile, si potranno ottenere degli effetti supplementari. Raggiungere un Attración conferirà la possibilità a quel giocatore di aggiungere un +2 secco al valore mente. Il simbolo della mezza luna, Alberque, darà invece un +1 o -1 al corpo. Il Compatir lo abbiamo già visto prima, semplicemente si potrà colorare con un pallino l’omino verde corrispondente a quello segnato sulla tappa d’arrivo, per cercare di completare in extremis il trittico e poter così usufruire del bonus punti.
Le abilità di ogni Peregrinos, vanno a variare le regole base del gioco, aggiungendo delle modifiche al sistema di gioco, restituendo un ulteriore variabilità al titolo.
Considerazioni
El Camino de Santiago è un titolo davvero semplice e così immediato, che inizialmente spiazza i giocatori che vi si approcciano. Siamo talmente abituati ad aver a che fare con titoli di corse che quasi non sembra vero che non conti arrivare primi al traguardo. Qui, come scrivevo poco più in alto, non vince chi arriva prima, ma chi arriva meglio. La possibilità di aggiungere la variante invernale, girando le prime carte sul lato scuro, aggiunge difficoltà al gioco, rendendo la sfida più alta.
C’è una variabile aleatoria, innegabilmente, ma che incide poco se si tiene sotto controllo la gestione delle distanze in ogni tappa. Un gioco tattico che offre anche un approccio strategico, nel momento in cui si vanno a scegliere le mete di ogni round e si sfruttano le caratteristiche del proprio personaggio.
A livello grafico ed ergonomico, El Camino de Santiago offre un buon compromesso, puntando sia sulla bellezza che sulla praticità. Piacevoli i disegni e la scelta di colori di ogni carta, comunque arricchita di elementi utili per chi soffre di daltonismo. Il manuale, impreziosito di note e informazioni riguardo le varie tappe del cammino di Santiago, è semplice e chiaro, anche se appesantito dal forte utilizzo di termini spagnoli. Una scelta dettata da un ricercato desiderio di coerenza storica e geografica, ma che mi ha costretto a più di una rilettura.
La possibilità di giocare a El Camino de Santiago con un percorso variabile, permette di tarare la durata del gioco, rendendolo accessibile in ogni momento.
El Camino de Santiago è un gioco originale che regala momenti appaganti al tavolo, adatto a neofiti ma non solo. Capace di racchiudere l’essenza e lo spirito del cammino con semplicità, è un gioco tutt’altro che banale, che offre bei momenti e grande rigiocabilità.
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Mi sono preso qualche giorno prima di scrivere il mio consueto articolo sul GiocAosta, perché avevo bisogno di riprendermi del tutto. La vecchiaia, sai com’è… La quindicesima edizione si chiude con numeri da capogiro:
“Quattro giorni, 50 ore di apertura, oltre 7.700 prestiti della ludoteca, più di 4.000 iscritti alle attività e centinaia di appuntamenti in decine di luoghi in tutta la città: sono oltre 35.000 le presenze attive registrate nella XV edizione di giocAosta, che si è chiusa questa sera in piazza Chanoux ad Aosta.”
Preso pari pari dal comunicato stampa, così come questa foto dove si vedono tutti i volontari che ogni anno danno vita a questo miracolo!
Non perché abbia poca voglia di scrivere, ma perché ritengo importanti queste parole, riporto un altro passaggio interessante del comunicato stampa:
“Quello di cui siamo orgogliosi – spiega a nome dei volontari il coordinatore dell’evento, Davide Jaccod – è che nonostante i numeri ancora in crescita giocAosta riesca a conservare il proprio spirito: quello di un luogo di festa e di incontro, che usa il gioco per creare relazioni. Sempre più ci accorgiamo che intorno a giocAosta si sta creando una comunità, che si incontra anno dopo anno e che accompagna l’evoluzione del nostro progetto. Mai come quest’anno abbiamo ricevuto richieste di conferma per le date dell’evento nel 2024: tutto grazie a un passaparola che ha una portata sempre più ampia a livello italiano”.
Lo spirito del GiocAosta
Ok, tocca a me ora scrivere veramente qualcosa: GiocAosta anche quest’anno non si smentisce, portando in piazza l’evento ludico gratuito più bello di tutta Italia. Ok, lo so che non ho partecipato a tutti gli altri eventi, ma qui non c’è davvero gara! L’organizzazione è perfetta, ogni anno aumentano eventi e spuntano novità, andando a migliorare quello che già pare perfetto, e… incredibilmente tutto funziona a meraviglia!
Da lato blogger, ho molto apprezzato l’apertura di un angolo dedicato ai creator in piazza San Francesco. Certo, non è come essere sotto i portici, dove è più ventilato e sei davanti al padiglione, ma non ci è andata male. Anzi, abbiamo avuto un punto di ritrovo dove vedere tanti volti familiari e darci appuntamento con i nostri amici. Ecco, se proprio devo criticare qualcosa, forse a livello organizzativo – e lo dico anche a mio discapito – l’anno prossimo limiterei i tavoli o, perlomeno, non li assegnerei per tutti i giorni. È capitato di vedere tavoli riservati vuoti in mezzo alla ressa di gente che cercava un posto per giocare. Per ovviare a questo, ho ceduto il mio tavolo quando non stavo giocando e quello di colleghi che sapevo non essere presenti.
Ringraziamenti
Non ringrazierò nome per nome, non perché sono snob, ma perché rischio davvero di dimenticare i tanti amici che ho incontrato in questi quattro giorni. Non vorrei che per una dimenticanza, qualcuno si sentisse escluso da questo mio abbraccio virtuale.
Tuttavia, non posso non nominare Davide Jaccod, coordinatore di tutti i volontari, disponibile e gentile nonostante la mole incredibile di cose da fare, e Mikhael Zhell, supervisore di quel branco di pazzi scatenati che sono i creator ludici, instancabile e generoso. Entrambi sono due vere e proprie forze della natura, alla pari di tutte le maglie gialle.
Giochi provati
Il mio GiocAosta è durato quattro giorni, accompagnato da quella santa donna di mia moglie che, rassegnata, mi ha lasciato allo stato brado libero di sfogarmi, e da mio figlio, quest’anno intento a giocare a scacchi (nuova passione) e a farsi figo tra i piccoli nerd con il cubo di Rubik.
Ho così avuto modo di provare diversi giochi:
3 Ring Circus
Just One
Wavelenght
Not That Movie
Cross Clues
Oh my goods
Eldorado
Hats
Rats of Wistar
Empire’s end
Il Regno di Valiria
Overbooking
Krass Kacke
Splash
Codex Naturalis
Turing Machine
Azul
Sagrada
Il Maniaco Con La Mannaia è Entrato in Casa
Fun Facts
Cascadia
Fiesta de Los Muertos
My Shelfie
Polywords
Ovviamente, faccio un breve accenno solo a qualche gioco, ma eventualmente potete scrivermi nei commenti se volete saperne di più su di un titolo non approfondito qui…
3 Ring Circus
Il Primo gioco giocato a GiocAosta è della Devir: 3 Ring Circus di Remo Conzadori e Fabio Lopiano. Quest’ultimo, infatti, si aggirava per Aosta con la sua copia del gioco, freschissima da Gencon, dove era stata appena presentata. Io, in realtà, questo gioco lo avevo già provato due anni fa, come prototipo, ma vi assicuro che era identico a oggi e già allora avevo pensato: che figata! Buona variabilità al setup e ritmo sostenuto senza downtime caratterizzano questo gioco di media complessità, in cui bisogna viaggiare su una mappa per dare spettacoli e collezionare carte nella propria plancia, al fine di ottenere punti in base alle esibizioni.
La carovana di un circo importante (non ricordo il nome) segue i giocatori, facendo tappa nelle grandi città, innescando il conteggio dei punti per chi vi si è esibito e dettando i tempi per il fine partita. Esibirsi nelle grandi città darà tanti punti, ma richiederà specifici artisti, anche costosi, posizionati in una maniera specifica nella propria plancia, come richiesto dal grande pubblico. Non voglio dilungarmi troppo, anche perché con altri giochi di questo articolo non lo farò. Ma, qui, parliamo a mio avviso del miglior gioco che ho provato al GiocAosta.
Hats
Mea culpa: a Hats non ci avevo ancora giocato, ma ho recuperato alla grande al GiocAosta, scoprendolo grazie ad Alberto e Flavia, che ringrazio infinitamente. Con loro ho fatto un paio di partite e, in seguito, ho proposto il gioco io stesso a Gianni e a due sue amiche, di cui non ricordo il nome. Gioco davvero elegante: non che mi aspettassi di meno dalla ThunderGriph Games. Gioco di carte colorate di Gabriele Bubola in cui bisogna cercare di creare set di carte dal valore maggiore. All’inizio della partita, vengono rivelate sei carte che, posizionate su di una plancetta, hanno un valore da uno a sei punti.
In pratica, in base al colore delle carte e al loro posizionamento, corrisponderà un valore in termini di punti per tutte le carte dello stesso colore. I giocatori avranno una mano di carte e dovranno giocarne una, sostituendola a una delle sei presenti. Per poter fare questa azione, bisognerà sostituire una carta con una di valore maggiore (ad esempio, un quattro blu su un tre giallo) oppure con una carta qualsiasi, ma dello stesso colore.
Quella appena presa andrà posta davanti a sé, creando, man mano, dei set di carte che a fine partita varranno tanti punti quanto il valore delle carte presenti sulla plancia comune.
Oddio, ho riletto cosa ho scritto e non so se si è capito, ma, in linea di massima, il gioco è proprio così. Lascia spiazzati alla prima partita, ma già dalla seconda diventa più controllabile e si apprezza sempre di più.
Rats of Wistar
Prossimamente, (Essen) da Cranio Creations, uscirà questo piazzamento lavoratori di Simone Luciani e Danilo Sabia con un tema che inganna. Dovremo guidare i nostri topini fra missioni e avventure in una vecchia casa di campagna per dimostrare di essere il topino più degno a guidare la colonia. Detta così, sembra molto puccioso e ti aspetti un giochino light. Ma dico, li hai visti gli autori? Rats of Wistar è un gioco solido e tosto, come piace a me (e penso a tanti di voi che mi leggete).
Una gestione risorse e azioni è data da una rondella che gira, e che obbliga a pianificare con cura le azioni. Non è così immediato entrare in sintonia con le azioni secondarie, ma, quando capisci, vai che una meraviglia. Il sistema di gioco premia l’esplorazione: tutto per portare al miglioramento della propria colonia, cosa necessaria per fare punti a fine partita. Ho bisogno di giocare ancora qualche partita per trovarne punti di forza e non, ma, per ora, il giudizio è positivo.
Not That Movie
In serata, abbiamo dato vita a una serie di party game, uno più divertente dell’altro, fra cui Not That Movie di Silvano Sorrentino, edito da DV Giochi, ormai un punto forte anche in associazione. È un gioco collaborativo in cui ogni giocatore deve selezionare segretamente un numero da 1 a 8, corrispondente al titolo rivisitato di un film, e che, a suo avviso, ben si addice alle due recensioni casuali scoperte a inizio round. Meno errori si faranno in fase di risoluzione, maggiori punti raccoglierà la squadra. Già dalla creazione dei titoli partono le risate.
Empire’s End
Grazie a Lucky Duck, ho potuto giocare in anteprima a Empire’s End insieme ad altra gentaglia come Francesco, Ario e Gianluca. Ogni giocatore avrà una città composta da 11 carte e dovrà percorrere, insieme agli altri giocatori, il più indenne possibile, lungo un tracciato che ricorda vagamente quello di In the Year of the dragon.
Il problema è che, a differenza del titolo di Feld, questo gioco ha praticamente solo eventi distruttivi, e i giocatori dovranno partecipare a delle aste per evitare di prendere carte disastro. Cioè, un’asta al contrario per non prendere una carta disastro, che significherà far prendere fuoco alla propria città e, quindi, perdere abilità e risorse.
La cosa figa è che ci sono parecchie abilità e condizioni per fare punti, anche con gli incendi. Diciamo anche, che quasi quasi la mia strategia di fare Nerone e dar fuoco a tutta la mia città poteva funzionare. Quasi quasi. In realtà, ho perso male. Anzi, mai preso così tanti schiaffi a un gioco. Mi sono divertito tantissimo.
Turing Machine
Finalmente sono riuscito a provare Turing Machine, in Italia grazie ad Asmodee, era sempre fuori dalla ludoteca, ad altri tavoli. Per fortuna, grazie ancora ad Alberto, Flavia e la piccola Anna, sono riuscito a giocare. Io sono amante dei giochi deduttivi: avevo scritto qualcosa nel mio articolo dedicato a Essen Milano, quando avevo scoperto Tiwanaku. Anche con Turing Machine è stato amore a prima vista e sicuramente una copia sarà mia. Però, attenzione: non credo che sia un gioco adatto a tutti.
Se siete amanti della settimana enigmistica, sudoku e altri giochi da rivista, avete serie possibilità che il gioco possa piacervi, altrimenti, vi consiglio di provarlo prima dell’acquisto. Che poi, sarebbe cosa buona farlo per qualsiasi gioco, ma tant’è. In Turing Machine, bisognerà scoprire un numero di tre cifre, provando a comporre una cifra e interrogando la macchina. Questa, con un sistema di sovrapposizione di schede perforate, darà un esito positivo o negativo a ogni quesito posto. Prendendo appunti e andando per esclusione, bisognerà giungere alla soluzione. Un gioco semplice e intuitivo, indubbiamente un solitario di gruppo, ma davvero piacevole se appassionati di numeri.
Alla prossima GiocAosta
Così, anche la quindicesima edizione è finita. Mi chiedo come sarà la prossima e già fremo all’idea. Prima di tornare a casa, mi hanno chiesto come fosse andata la mia GiocAosta e ho risposto: “magnificamente, qui mi sento a casa”, l’ho detto spontaneamente e credo sia la cosa più bella che potessi rispondere, perché solo a casa ti senti veramente a tuo agio e al sicuro, circondato da persone che ti vogliono bene. Ecco, per me, GiocAosta è questo.
Mi pare di sentirvi già dire la stessa cosa: “il problema di GiocAosta è che è ad agosto, altrimenti ci verrei”. Non deve essere per forza così! Io organizzo le mie ferie in virtù del GiocAosta, così che questo evento diventi esso stesso un momento di vacanza.
Poi, chiaro, non tutti sono a solo un paio d’ore di macchina come il sottoscritto, o possono permettersi di prendere quattro giorni di ferie a ridosso di ferragosto, ma ugualmente vi invito a considerare di venirci il prossimo anno. Non esiste un evento paragonabile nel panorama ludico italiano. Quasi quasi, nemmeno il Picnic Ludico!
Trovate molte più foto a questo Link Instragram!
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C’è un gioco da tavolo che da quando è uscito ha attirato la mia attenzione: Rise, titolo gestionale per 2-4 giocatori di Remo Conzadori e Marco Pranzo, edito dalla DLP Games e portato in Italia da Cranio Creations.
Intravisto di sfuggita a Play Festival del Gioco di Modena, ho dovuto attendere fino a oggi per poterci mettere le mie zampine sopra. E poi, chi mi segue su Instagram lo sa, ho postato un paio di storie su Rise e ho ricevuto così tante richieste di informazioni che ho scelto di scrivere questo articolo.
Rise, tutta questione di bilanciamento
In Rise i giocatori avranno a che fare con la gestione della propria città, nell’intento di farne accrescere lo sviluppo economico e sociale, cercando di mantenere allo stesso tempo un buon consenso popolare e un occhio di riguardo per l’ambiente. Nel gioco si agirà su dei tracciati concatenando tutta una serie di avanzamenti, mediante la selezione delle azioni su delle carte a disposizione a ogni round. Non mancherà la risoluzione di carte evento, che potranno essere eseguite solo da chi avrà selezionato azioni più onerose. Alla fine del dodicesimo round i giocatori verificheranno i propri punti per decretare il vincitore.
Tracciati e Tessere Scuola
In fase di setup vengono posizionate dieci plance tracciato e su di ognuna gli indicatori (cubetti) del colore dei giocatori. I tracciati sono: Cultura, Scienza, Politica, Stampa, Amministrazione, Istruzione, Banca, Industria, Consenso e Ambiente. Non è indispensabile ricordarsi i nomi, ma bisogna comprendere che i tracciati hanno regole di posizionamento o di riscossione diverse fra loro.
Sempre in fase di setup, ogni giocatore riceve una Tessera Scuola che gli permetterà di eseguire un’azione bonus durante alcuni eventi. Ognuna riporta un simbolo dei tracciati e semplicemente farà avanzare il proprio segnalino di un passo nel tracciato corrispondente quando attivata. Una volta usata una tessera, questa dovrà essere girata e resa inutilizzabile fino a una sua eventuale riattivazione.
In linea di massima, ogni passo su di un tracciato porta spesso a far avanzare il proprio segnalino su di un altro tracciato e così via. Tuttavia, ogni effetto potrà essere ignorato, lasciando al giocatore la decisione se ottenerne il beneficio, a meno che non si tratti del Malcontento e dell’Inquinamento, gli unici due simboli a sfondo rosso del gioco.
Il bene nel male
Il Malcontento e l’Inquinamento sono presenti nei tracciati, rispettivamente, del Consenso e dell’Ambiente. Sono gli unici due tracciati in cui gli indicatori dei giocatori possono muoversi anche indietro, influendo sulle condizioni del gioco. Questi due fattori vengono direttamente influenzati, oltre che in minima parte dai tracciati Scienza e Politica, dai tracciati Banca e Industria. In pratica, se vuoi più soldi durante la fase di rendita, devi aumentare i tassi e quindi creare malcontento. Stessa cosa, se vuoi diminuire i costi di acquisto delle carte azione, devi creare industrie e quindi inquinamento.
Senza entrare troppo nello specifico, il malcontento a fine partita darà un punteggio negativo, oltre che un tasso sconveniente di cambio punti per soldi durante la partita, mentre invece l’Inquinamento darà delle limitazioni durante il gioco come il non poter usare le Tessere Scuola o la crescita del malcontento. Sai com’è, belle le industrie, danno lavoro, ma non è che a tutti piaccia vivere all’Ilva…
Fasi di Rise
Una partita a Rise è composta da dodici round suddivisi in 5 fasi:
Rendita
Generazione della vetrina
Selezione azioni
Risoluzione eventi e azioni
Effetti fine round e limite monete
Senza dilungarsi troppo, la rendita dipenderà dal posizionamento dei giocatori sul tracciato Industria. Un giocatore si occuperà di rifornire la vetrinetta di nuove carte. Poi, seguendo l’ordine di turno, i giocatori sceglieranno una carta azione e vi porranno sotto il proprio segnalino, pagando eventualmente il costo riportato sopra la carta sulla plancetta vetrina. Il segnalino andrà posto sotto la carta, sulla destra, lasciando lo spazio ad altri giocatori che eventualmente si posizioneranno immediatamente alla sua sinistra.
Siccome in fase di risoluzione l’ordine di esecuzione delle azioni avverrà da sinistra a destra, il giocatore che verrà affiancato durante la fase di selezione azioni, otterrà la possibilità di utilizzare una delle proprie tessere scuola. Dopo aver eseguito le azioni si controllerà che il numero di monete non ecceda il limite possibile e si verificherà a chi assegnare un punto per il giocatore con maggior consenso.
Le azioni
Il gioco, come dicevo, ha una durata di dodici round, scanditi dalle carte azione ed evento, che esauriranno al termine del gioco. In fase di setup si elimineranno 6 carte azione per ognuna delle tre ere e 8 dal mazzo degli eventi. Puntualizzo questa cosa per fare notare come ogni partita potrebbe rivelarsi diversa dall’altra già solo con le carte, se poi ci aggiungiamo che le plance dei tracciati possono essere disposte a proprio piacimento, sul lato A o lato B, si intuisce la grande variabilità di Rise. A ogni round 4 carte azione andranno piazzate nella plancetta vetrina alternate da un totale di 3 carte evento.
Ogni carta azione è suddivisa in due parti: la parte superiore con un’azione basica, mentre la parte inferiore con un’azione potenziata che richiede sempre un pagamento ulteriore per essere eseguita. I giocatori che avranno posto il proprio segnalino più a sinistra degli altri, risolveranno le azioni per primi. I giocatori che avranno selezionato un’azione alla destra di una o più carte evento, ne potranno usufruire i benefici. Le azioni sulla carte saranno perlopiù avanzamenti sui diversi tracciati, attivazione di Tessera Scuola o riposizionamento delle stessa sul lato Attivo.
Rise bene chi Rise ultimo
Rise è un gioco da tavolo lineare e facile da intavolare anche con giocatori non esperti. Offre un’esperienza piacevole al tavolo grazie a un buon ritmo e una notevole variabilità. Negli ultimi round rallenta, ma resta ugualmente vivo e senza downtime. Bella l’idea di eseguire le azioni da sinistra verso destra e dare allo stesso tempo la possibilità ai giocatori affiancati di eseguire un’azione extra attraverso le Tessere Scuola, quasi a offrire un risarcimento.
Anche in due giocatori offre una buona esperienza, modificando solo in parte le regole sul piazzamento, per sopperire alla mancanza di altri giocatori. Posizionare il proprio segnalino su qualsiasi carta azione alla sinistra dell’altro segnalino, quindi non solo sulla stessa carta, darà la possibilità all’avversario di fare un’attivazione di una sua Tessera Scuola.
Anche meno
Rise sul finale gratifica i giocatori più abili, accompagnandoli negli ultimi round al completamento di alcuni tracciati. Forse però la durata eccessiva, nonostante i round siano relativamente snelli, portano la partita un po’ troppo per le lunghe. Dodici round sono tanti.
Qualche dubbio resta anche sul tracciato Amministrazione che permette di ritirare il proprio bonus in qualsiasi momento della partita. Si comprende l’esigenza di avere un’azione del genere, per trovare il modo di riattivare le Tessere Scuola ed eventualmente risolvere la situazione in caso il gioco si dovesse inceppare, ma alla fine dei conti porta il gioco a perdere un po’ di quella eleganza che invece si percepisce nel resto del gioco. Ovviamente queste sono solo mie considerazioni dettate da pochissime partite, potrei benissimo sbagliare.
Rise è un eccellente gioco da tavolo: la limitata interazione tra i giocatori favorisce la programmazione senza appesantire il flusso di gioco, mantenendo un ritmo piacevolmente vivace.
Come sempre, ringrazio le mie finanze che mi hanno permesso di acquistare questo gioco e condividere con voi le mie impressioni.
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A chi legge porta via poco tempo, a chi scrive serve per capire se si sta andando nella giusta direzione.
L’importante è essere costruttivi anche nelle critiche.
Ci sono dei momenti di Play che mi hanno emozionato e che voglio portare nel cuore. Non voglio che il mio superpotere se li porti via. Se non sapete di cosa sto parlando, non preoccupatevi, dovevo farci un articolo ma il mio secondo superpotere, la pigrizia, ha preso il sopravvento… Poi, appena lo scrivo, ci metto il link e vi faccio sapere.
A Play per mangiare, mica per giocare!
Tre giorni intensi in cui ho provato pochissimi giochi, passando più tempo allo stand della birra con gli amici che a giocare, ma vi assicuro che la mia Play è andata benissimo e non cambierei nulla di questi fantastici tre giorni. Ora, se siete nuovi lettori, questo articolo vi sembrerà strano: tranquilli, è normale… sono io a essere strano. Anzi, quello che scrivo potrebbe anche peggiorare andando avanti! Se invece già leggete le mie cose, beh, sapete già cosa aspettarvi!
Quindi, considerando il grado di importanza che do alle cose, prima di parlare dei giochi volevo partire con i ringraziamenti. Non farò tanti nomi, ma solo perché diventerebbe una lista assurda. Mi limito a ringraziare i miei compagni di cena del venerdì: Angelo e Gianluca, gli altri al tavolo non li conoscevo. Poi Zachary, Flavio, Lorenzo, Alex, Devis, Vincenzo e Stella per la cena di sabato. Sabrina e Ross compagni di arrosticini, Luca e Davide compagni di panino con la porchetta, Elisa, Stefania, Roberto, Marco e Pietro per la birra e non solo. Infine, Luca e Andrea compagni di caramelle alla presentazione del libro. Mi fermo qui, ne avrei ancora tantissimi da salutare e ringraziare, solo che non mi pare di aver mangiato altro…
Partenza
Sveglia alle cinque per evitare tutto il traffico, che poi comunque trovo all’uscita di Modena Nord. Nonostante tutto, arrivo abbastanza in orario e ritrovo quelle piccole cose che tanto amo di Play: code chilometriche per entrare, quel profumo stantio di sudore e pipì, che già dalle dieci del mattino ti circonda e soprattutto: le tigelle. Ah sì, ci sono anche gli stand con i giochi! Ecco, devo concentrarmi su quelli. Abbandono le tigelle, prendo il telefono per spulciare i vari appuntamenti e inizio la mia avventura.
Earth
Earth è il nuovo titolo portato in Italia da Lucky Duck Games, in cui i giocatori dovranno costruire un’isola con un proprio ecosistema formato da fauna, flora e territori. Bisognerà sviluppare un motore di gioco mediante la gestione delle carte, organizzandole in una griglia di 4×4, in modo tale da poterne attivare i poteri in combinazione fra loro. Ci saranno obiettivi comuni e personali da assolvere e, non appena un giocatore avrà giocato la sua sedicesima carta, si attiverà il fine partita.
A me ha ricordato vagamente Wingspan, con la differenza che qui le carte si attivano in verticale anziché in orizzontale. Il sistema di selezione delle azioni è alla Puerto Rico, con il giocatore di turno che sceglie per tutti ed esegue l’azione, mentre gli altri giocatori la eseguono depotenziata. Ok, sì, Earth attinge da altri giochi, ma lo fa bene, mantenendo una sua identità e ottenendo un risultato finale davvero buono. È un gioco che pretende qualche partita per essere pienamente apprezzato, non certo una fatta in fiera, ma già dalla prima si intuisce tutto il potenziale. Lo voglio.
Spille e arrosticini
Proseguo il mio vagare per la fiera, saluto amici e distribuisco spillette. A fine fiera ne avrò distribuite 86! Vengo fermato per una foto da dei ragazzi che non conosco, ma a quanto pare la cosa è reciproca perché mi dicono che mi seguono su YouTube… Altri invece dicono di essere miei lettori e capisco che è vero perché si “dimenticano” la spilletta sul tavolo quando se ne vanno. Se mi conosci, mi eviti!
Decido di pranzare alle 11:00, assecondando l’esperienza acquisita nei tanti anni di Play passati in code chilometriche e anche perché ho già fame. Senza arrosticini, che Play sarebbe?
Sunrise Lane
L’anno scorso non ho nemmeno fatto finta di avvicinarmi alla Horrible Guilds, troppo caldo in quel forno affacciato al corridoio principale. Quest’anno, invece, ne ho approfittato per provare un paio di giochi. Sunrise Lane è un gioco di Reiner Knizia, e questo già dovrebbe farvi capire molte cose: semplice, minimale, preciso. Funziona. È un gioco di piazzamento edifici, guidato dalle carte. Sostanzialmente hai due azioni: puoi pescare carta, oppure giocarne una o più per piazzare uno o più edifici su terreni dello stesso colore. Se un terreno ha un valore di due, ad esempio, si possono giocare fino a un massimo di due edifici dello stesso colore corrispondente, uno sopra l’altro. Ogni edificio deve essere connesso ad altri edifici, e per ognuno bisogna sempre giocare una carta del colore richiesto.
La “particolarità” è che, in base a dove piazzi, moltiplichi il numero di edifici per il valore scritto sulla mappa. Se, ad esempio, in un blocco da 4 ho messo 3 edifici, quasi il massimo possibile, ottengono 4×3 punti, ovvero 12. A fine partita, finiti gli edifici di un giocatore, si procede nella conta dei punti, sommando a quelli fatti nel corso della partita quelli dati dalle maggioranze per le aree coperte. È un Knizia in tutto e per tutto. Ringrazio Andrea e Simone, due dei ragazzi che giocano con me il giovedì sera, per avermi fatto compagnia mentre li stracciavo al tavolo. E dire che non vinco mai a nessun gioco… Fatevi due domande!
Quicksand
Altro gioco alla Horrible Guilds, questa volta fatto in casa da HjalmarHach e Lorenzo Silva. Quicksand è un Party game collaborativo a tratti frenetico. Abbiamo sul tavolo delle clessidre, poggiate su delle tessere, e un percorso dato da altre tessere. Lo scopo del gioco è fare arrivare tutte le clessidre al termine del percorso, giocando dalla propria mano delle carte. Ovviamente, non si potranno mostrare le carte ai compagni di gioco, ma si potrà parlare e decidere di comune accordo cosa giocare.
Giocando una carta, tutte le clessidre poggiate su una tessera con lo stesso colore di fondo o lo stesso simbolo rappresentato si muoveranno avanti di un passo e ruoteranno, scandendo il tempo entro cui dovranno nuovamente essere mosse. Semplice, no? Ah, no, dimenticavo, le clessidre non sono tutte uguali, alcune saranno da trenta secondi, altre da venti e altre ancora non ricordo, aggiungendo difficoltà a tutte le decisioni. Molto simpatico e piacevolmente frenetico.
Yatai
Dagli amici di Dawn Town Games mi fermo per provare Yatai, un gioco ancora in fase prototipale che in futuro vedremo su Kickstarter. Si tratta di un gestionale leggero per 2-4 giocatori con una durata di circa 30-45 minuti. Ogni giocatore dovrà gestire il proprio ristorante chiamato Yatai, cercando di organizzare quale cliente servire per primo, abbinandoli ai loro piatti preferiti, bevande e riciclando il vetro. I clienti, come è comune oggi, lasceranno recensioni al termine del servizio, dando ai giocatori la possibilità di avanzare su una scala di punti e ottenere bonus.
Sarà anche possibile interagire direttamente con gli Yatai degli avversari, inviando clienti turisti (meeple grigi) per rubare clienti più redditizi. Non sarà completamente negativo servire un turista, perché lascerà due recensioni! La parte grafica del gioco deve ancora essere realizzata, ma il resto sembra promettente. La gestione del vetro è fondamentale per il successo delle operazioni, un aspetto che ho costantemente dimenticato durante la mia partita e che mi ha portato a una sconfitta imbarazzante. Sicuramente lo acquisterò quando sarà disponibile.
Who’s the Boomer
La fiera sta per chiudere, ma mi ritrovo al tavolo con Alberto, Valentina e Damiano per provare un gioco allo stand della Clementoni: Who’s the Boomer. In questo gioco, tutti i giocatori devono scegliere una carta dalla propria mano e giocarla coperta davanti a sé. Ogni carta contiene un paio di domande con diversi livelli di difficoltà. Le domande sono pensate principalmente per i più giovani, quindi chi ha un po’ più di età potrebbe trovarle difficili. Io, ovviamente, sono un vero “boomer” e non conosco molte risposte. Tuttavia, il giocatore di turno lancia il dado e in base al colore che esce si determina la modalità di gioco.
Ad esempio, si prendono le carte di tutti, si mescolano e una carta alla volta viene posta una domanda a ciascun giocatore. Se il giocatore indovina, bene; altrimenti, se non indovina, incrementa la propria età su un altro piccolo mazzo di carte davanti a sé. È un gioco divertente e vivace, dove è permesso prendersi in giro. Ho fatto la mia porca misura e mi sono sentito più giovane!
Tutto di corsa
Arrivo all’albergo e scopro che parcheggiare è impossibile. Chiedo, faccio giri infiniti attorno alla struttura, ritardo, ma niente parcheggio. Boh, quattro frecce, check-in al volo, sciacquata alle ascelle e via a cena dallo Chef. Non racconto quanti eravamo e cosa abbiamo mangiato, ma è stato un piacere come sempre.
È sabato. Sono carico, una bella dormita di quasi quattro ore mi ha dato la giusta ricarica. Colazione abbondante: caffè e una fetta biscottata con marmellata, talmente sono pieno da ieri sera, e via alla fiera.
Stool Pigeons
Appena entro, mi fermo dal Folletto, Francesco Biglia, allo stand dedicato ai Kickstarter per provare sottobanco uno dei tanti giochini riportati dai suoi lunghi viaggi. Non sono riuscito a provare Tasso Banana per un soffio, sembrava interessante, e gli ho fatto qualche foto. Tuttavia, ho potuto provare quel gioiellino di Stool Pigeons, un gioco di carte per chi ama i piccioni e odia i propri amici. Ok, in realtà odio anche quei topi con le ali, ma in questo gioco li adoro!
Lo scopo del gioco è avere la somma delle quattro carte più bassa rispetto a quelle dei tuoi avversari. Il problema è che delle nostre carte conosceremo solo le due più basse. Ad ogni turno bisognerà pescare una carta e aggiungerla alle quattro, scartandone una nel mazzo degli scarti. Se la carta scartata contiene un’azione, questa viene eseguita. Si possono scartare carte per scambiarne una propria con una degli avversari, guardare una carta e fare altre azioni simili. Si può anche tentare di scartare una carta dello stesso valore di quella in cima agli scarti, così da ridurre le proprie carte. Il gioco termina quando un giocatore dichiara di avere il set di carte dal valore più basso, verificando le carte di tutti. È davvero un gioco divertente, ma molto probabilmente non sarà disponibile in Italia. Confido in Francesco.
Vado un paio d’ore da Pendragon, nella blue room, per provare un gioco denominato Progetto E del bravo Mauro Chiabotto, di cui non posso assolutamente parlare. Vi dico solo che è una figata! Scriverò un articolo appena mi sarà data la possibilità di farlo.
Axo
Dopo giri e giretti a farmi foto, birre e chiacchiere con amici, arrivo allo stand di Playagame Edizioniper provare Axo, il nuovo gioco di Simona Greco e Marco Rava. Che poi farselo spiegare da Lorenzo Gheri, con il suo accento toscano, aggiunge valore al titolo del gioco. Un mazzo di carte e dei pennarelli riscrivibili. Partendo da un set di 7 carte per ogni giocatore, tre di queste dovranno essere giocate davanti a sé per essere completate, mentre quattro resteranno in mano per giocare le azioni.
Il giocatore di turno dovrà decidere quale carta giocare delle quattro, mettendola al centro del tavolo ben visibile a tutti. Chiamerà dunque un colore, dei tre presenti nel gioco, dopodiché colorerà sulle tre carte davanti a sé i quadratini con il colore chiamato, tenendo conto della forma del tetramino presente sulla carta giocata. In pratica, riporterà lo stesso simbolo della carta giocata sulle tre carte davanti a sé, colorando però solo i quadrati che lo compongono dello stesso colore chiamato. Gli altri giocatori potranno colorare i quadratini di una carta, lo ripeto, solo una carta, sempre rispettando il colore chiamato e la forma del tetramino, ma guardando la carta del primo giocatore rispetto alla propria angolazione di visuale.
Quando un giocatore avrà completato tutti i quadratini di una carta, la scarterà ed eseguirà eventuali azioni presenti sulla stessa, che generalmente faranno colorare un quadratino a destra o sinistra, a scelta o di un colore ben definito. Completando una carta, bisognerà aggiornare la classifica, disegnando un quadratino in una carta apposita con tutte le track dei giocatori. Si otterranno dei bonus completando una carta sola, ovvero delle azioni extra per colorare un quadratino a proprio piacere, delle carte in proprio possesso. Completando invece più carte contemporaneamente, si otterranno maggiori punti, ma nessun bonus.
È un gioco semplice e molto caruccio, che purtroppo non era disponibile per l’acquisto. Così semplice che una volta alzato, sono arrivati dei ragazzi per provarlo e, a causa di un momentaneo sovraffollamento nello stand, mi sono improvvisato dimostratore senza alcuna difficoltà.
Fresh Fruits
Appuntamento con il gioca con il… boh, blogger? Content Creator? Non saprei. Comunque, vado a provare da Oliphanteil gioco di Francesco Calvi, alias Boardgame Francesco. Ne avevo sentito parlare bene e lo volevo provare da tanto, e finalmente a Play ho potuto farlo. È un gioco semplice e veloce da spiegare. Bisogna pescare tessere doppie e posizionarle nel proprio cesto della frutta, ovvero una griglia di 5×4 frutti in quattro giocatori, cercando di mantenere la frutta più pesante sotto e quella più leggera sopra. Si faranno punti per la frutta nella posizione corretta e per la realizzazione degli obiettivi, scelti in fase di setup. Non approfondisco ulteriormente perché voglio parlarne separatamente e in maniera più approfondita.
Ricordi
Gioco, birra, gioco, birra, mi pare lo abbiate capito ormai. Mi fermo dagli amici di Fustella Rotante e per la prima volta non si percepisce disagio nell’aria. Solo foto, abbracci, birra e affetto. Sono momenti che mi porterò per sempre dietro, anche grazie a una bellissima istantanea. Poi però devo scappare, ho un appuntamento.
Sono stato reclutato per difendere l’onore dell’armata americana, al fianco del mio copilota Ian, del canale Meepleordie. Attorno a noi altri Content Creator: due ragazzi di Al4oPiù, due della Tana dei Goblin e altri due del Dunwich Buyers Club, tutti decisi a spaccare i culi agli avversari. Ahotnik è attualmente ancora su Kickstarter, nel momento in cui scrivo, a un passo dal funding, anche se più indietro di quanto ci si aspettasse. Speriamo bene perché il gioco merita tantissimo. In pratica, siamo piloti di robottoni che devono difendere la Terra dagli attacchi di nemici venuti dallo spazio, ma anche dall’attacco di altri robottoni della Terra. Macchine giganti, ognuna con il proprio colpo d’attacco speciale, che possono essere guidate soltanto mediante l’utilizzo di due piloti e della loro intesa.
I due giocatori della stessa squadra potranno scegliere fra due delle tre tessere per fare eseguire al proprio robottone le azioni volute: muovere, attaccare, fare sei azioni speciali come, ad esempio, ripristinare punti scudo, muoversi velocemente o eseguire un attacco potente. In base al valore assegnato al tassello, posizionandolo in uno slot da 1 a 6, si determineranno valore e posizionamento. Ad esempio, se decido di fare muovere il Mech verso la posizione 4, dovrò mettere il tassello movimento sulla posizione 4. Il mio compagno vedrà solo in che posizione avrò messo il tassello, ma non sapendo di quale tassello si tratti. Lo potrà intuire a seconda della situazione e immedesimandosi nel compagno, ma non sarà affatto semplice. Per muoversi sarà necessario che anche il compagno decida di usare il tassello del movimento, altrimenti i comandi non risponderanno.
Se ci sarà accordo totale, quindi sia tassello che posizione uguale, il robottone muoverà di due passi nella direzione scelta. Se non ci sarà accordo completo, con due tasselli uguali ma numeri discordanti scelti dai due piloti, si procederà nel tiro del dado per assegnare a una o l’altra posizione l’effettivo movimento. Qui avevo un dubbio, ritenendo la scelta casuale una cosa sbagliata, ma poi giocando ho capito le ragioni di questa scelta, lasciando la possibilità a chiunque dei due piloti di avere la meglio. Pensate che frustrazione per il giocatore, consapevole dell’errore del compagno, impossibilitato ad avere la possibilità di raddrizzare le cose, demandando tutto a qualche decisione presa a tavolino, come ad esempio il primo di ordine di turno che ha l’ultima parola. Il dado diventa una soluzione imparziale.
Per questo gioco serve intesa e coordinazione. Serve saper leggere le mosse degli avversari e capire in anticipo cosa fare. Serve intuito e, soprattutto, non serve la quantità d’alcool che ho addosso. Nonostante questo, e una partenza a singhiozzo (anche se un po’ per tutti), man mano riusciamo a entrare nel gioco. E quando riesci a incastrare le cose, facendo eseguire al tuo Mech quello che vuoi, beh, lì è una cosa davvero figa. Abbiamo perso di un soffio, però ci siamo battuti alla grande e ci siamo divertiti molto. Che peccato sarebbe non avere questo gioco!
A cena con gli amici
Incredibilmente, sta finendo anche sabato. Non ho provato molto, anche perché ho fatto sessioni lunghe. Altra birra in compagnia con una marea di persone, mentre si chiacchiera e si fanno selfie come se non ci fosse un domani. Probabilmente sono il più vecchio lì in mezzo, ma mi sento più giovane. Però devo fare ancora una cosa prima di andare. Faccio una scappata al padiglione F per provare Terxo, un gioco astratto di legno, davvero semplice e difficile allo stesso tempo, ma di cui parlerò meglio a breve. Dico solo che ho scoperto di essere una pippa assurda a sto gioco! Accompagno Nicola e Claudia al loro appartamento, poi corro in albergo.
Ritardo, zero parcheggio. Lascio la macchina in tripla fila in uno spiazzo dove ho visto altri temerari farlo, per poi scoprire soltanto dopo che è il parcheggio dei vigili urbani. Mi avranno creduto uno di loro, nessuna multa. Salgo, doccia in due minuti e sedici secondi, e poi di nuovo via per la cena. Sono questi i momenti che amo di Play, non la doccia fredda in meno di tre minuti, ma il tempo con gli amici che vedi una o due volte l’anno. E poi la panza piena! Tanti discorsi e scene al limite del surreale, come quella della signora dietro Flavio che pareva volergli dare una bottigliata in testa. Poesia.
Yucatan
Domenica arrivo e al volo provo Yucatan allo stand di Studio Supernova, spiegatomi dal buon Marcello. Gioco in cui ci si mena, ma che richiede una buona dose di strategia per ottenere punti. Mi lasciava perplesso la plancia centrale con poche zone in cui potersi muovere, ma ho capito che il desiderio dell’autore era proprio quello di spingere costantemente i giocatori allo scontro. Mi ha ricordato un po’ i giochi alla Lang. Bella la fase di gestione della propria fazione, utilizzando mais e giada per potenziare le azioni a disposizione e ottenere “alleati” momentanei per gli attacchi, come coccodrilli, ragni e altri ancora che non ricordo.
Il vero gioco lo si fa muovendosi sulla mappa. Entrare nelle città e vincere contro gli avversari, sfruttando carte e maggioranze, ti permette di ottenere dei bonus. Incrementare le proprie risorse, vincendo battaglie e facendo prigioniere le miniature avversarie, offre la possibilità di investire a fine turno per ottenere punti, con una particolarità: nel turno successivo dovrai investire maggiori risorse o prigionieri per ottenere punti. Quindi ci si mena, ma bisogna fare attenzione a distribuire risorse ed equilibrare il tutto. Me lo aspettavo più complesso e lontano dai miei gusti, invece mi ha piacevolmente stupito. Quasi quasi…
Brancalonia
Ci siamo, è il momento che aspettavo con trepidazione. Ho raggiunto una delle sale superiori per partecipare a una sessione multitavolo di Brancalonia, gioco di ruolo di Acheron Games a tema spaghetti fantasy, ispirato al folklore italiano di Calvino, Collodi passando per la cinematografia de “L’Armata Brancaleone”, “Attila Flagello di Dio” e tanti altri prodotti che un tempo si definivano trash, ma che oggi sono stati rivalutati dalla critica. Un’ambientazione 5E dove i giocatori sono canaglie allo sbando nel Regno di Taglia, un’Italia al rovescio dove spiccano regioni e località come la Pianura Pagana o la Penumbria, ognuna con le proprie superstizioni e meraviglie da scoprire.
Ho partecipato a questa cosa fighissima, centocinquanta persone divise su più tavoli a giocare la propria storia, ma legata a filo continuo alla trama principale. Un Mauro Longo in grande spolvero, che vestito in maniera discutibile, guidava un collettivo di figuranti e veri e propri attori nei panni dei personaggi principali, dispensando fette di salame e otri di vino, e invitando canaglie a partecipare ai giochi da bettola. Cosa poteva mai andare storto? Nulla, e infatti è stata una figata assurda. Lo rifarei anche domani! diventerà una mia tappa fissa a ogni Play!
La Tana dei Goblin
Tutti quelli che ho incontrato e che lamentavano di non trovare un posto per giocare, li ho mandati al padiglione C. Secondo me, la cosa più bella di Play di quest’anno è stata avere finalmente un padiglione in più. Gli scorsi anni, il padiglione C era quello dove passavi per un saluto e poi scappavi via, invece quest’anno ha portato tantissima gente a visitarlo per giocare. L’intero padiglione praticamente dedicato al gioco libero grazie alla Tana dei Goblin, con tantissimi dimostratori e moltissimi tavoli. Bellissimo.
Ho potuto vedere Marco e Sava e giocare con loro insieme ad altri amici come Tania e Tommaso a Deep Sea Adventure e Flotsam Fight, entrambi della Oink Games. Push your luck il primo, in cui dovremo cercare di arraffare bottini sottomarini e tornare nel sottomarino prima che la riserva d’aria comune finisca, e gioco di carte il secondo, che a tratti mi ricordava 6nimmt!, in cui devi disfarti delle carte associandole a degli stack sul tavolo, in cui fanno fede i multipli. Ad esempio, un 35 potrà essere scartato nello stack del 5 o del 7, ma solo se le carte già presenti saranno di valore minore. E poi Christian, Manuel, Francesca, Andrea e tantissimi altri amici, tutti lì insieme, per un abbraccio.
Finita Play
E poi, via. Per me Play finisce a metà pomeriggio, dopo mille saluti e altrettanti abbracci e ora di rimettersi in viaggio. Solitamente scappo via subito dopo pranzo, ma quest’anno ho fatto davvero fatica a lasciare Modena. La play più bella di sempre, ma che allo stesso tempo ha lasciato l’amaro in bocca per quello che è successo in Emilia. Sarei falso se dicessi che sta cosa non si è sentita, il pensiero per quanto successo era presente ovunque. Ho visto troppi occhi lucidi e ascoltato troppe parole da far rabbrividire, ma ho percepito anche tutta la forza e l’orgoglio di quelle persone. Ora ho ancora più rispetto per loro, per quello che hanno passato e per quello che hanno vissuto in quei giorni. Non so se io avrei avuto la stessa forza.
Mi metto in macchina con il mio bottino: tanti bellissimi momenti passati insieme a tanti amici. Però è bello anche tornare a casa, vuoi mettere poter andare in bagno senza dover far la coda?!
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Viva Play! Evviva Play! Viva Play! non fateci caso, devo far contenta la seo, evviva Play! Viva Play! Viva Play! La la la….
Partiamo da un presupposto: questo blog parla di giochi da tavolo e delle mie esperienze legate ad esso. Sono cinque anni che lo faccio, un po’ qua e un po’ là, scrivendo tutto quello che mi passa per la testa, anche di Risiko!
C’è stato un periodo in cui ho scritto in maniera formale, pulita, come ben si addice a un redattore di una testata importante, ma quei tempi sono finiti. Per fortuna. Ho preso tutto quello che potevo dalle mie precedenti esperienze, imparando tantissimo e acquistando sempre maggior consapevolezza di quello che mi piace fare: divulgazione ludica e condivisione delle mie esperienze legate al mondo del gioco. Sempre a modo mio!
La verità
Ok, ho finito. Rieccomi, scusate, torno normale. Ho scritto un preambolo che, per molti di voi, risulterà totalmente inutile, ma c’è una semplice ragione: questo articolo lo leggeranno centinaia di persone che non mi conoscono. Ma che dico, centinaia: migliaia! Come mai? Chi mi segue su Instagram (cosa che invito a fare cliccando qui) già lo saprà: sono stato invitato in una radio per un’intervista incentrata su questo blog!
Ora, tutti gli ascoltatori di Radio Canale Italia che sentiranno quell’intervista verranno a spulciare su questo sito. Così ho pensato: il primo articolo che troveranno è quello su Bot Factory…
Bel gioco, ma forse non il mio miglior biglietto da visita da presentare a chi magari non conosce questo mondo! Ecco quindi l’utilità di questo articolo, così da poter ammaliare tutti i nuovi potenziali lettori e, soprattutto, potenziali giocatori!
Ma perché Risiko?
Va bene, scherzavo. Lo so anch’io che non arriverà nessuno incuriosito dall’intervista e anche il Risiko in realtà c’entra solo marginalmente in questo articolo, ma avevo piacere a parlare di questa esperienza partendo da questo spunto.
Mi contattano su Instagram, il social con cui mi sento meno in sintonia ma che, a quanto pare, funziona bene, per chiedermi di partecipare a un’intervista sul mondo del gioco da tavolo. Non sono i primi: altri in passato mi avevano contattato perché attratti dal mio profilo. Qualche mese fa lo ha fatto anche una produzione televisiva per la partecipazione a un quiz, ma non me la sono sentita. Non sembra, ma sono abbastanza timido e insicuro.
Questa volta, invece, accetto e decido di mettermi alla prova. La tensione e l’insicurezza spariscono una volta arrivato davanti al microfono e mi prodigo in una bella intervista, anche se sono sicuro di essermi giocato male il jolly del “il gioco da tavolo è cambiato dai tempi di Monopoly e Risiko”. Lo capisco nel momento in cui lo speaker (bravissimo per altro) chiude l’intervista con un bel “evviva Risiko” a cui non me la sono sentita di opporre resistenza. Per fortuna ho parlato anche dell’importanza di andare nelle ludoteche per provare a giocare, ho dato le coordinate per i giovedì sera di gioco che organizzo insieme a un paio di amici e ho invitato i curiosi a venire a Play Festival del Gioco a Modena il 19-20-21 maggio. Insomma, dai, non è che ho fatto proprio schifo.
StoryTime
L’intervista, beh, come dire, sarà ascoltabile a questo link cliccando sul banner StoryTime il 2 maggio dalle ore 10:00 alle ore 24:00; poi non sarà più ascoltabile.
Come spesso capita queste radio “campano” su pacchetti accessori, che ti offrono al momento del briefing pre trasmissione, ma che sei libero di rifiutare senza alcun problema. Una sorta di investimento per la propria visibilità con una traccia permanente e duratura nel tempo. Io, ritenendo questa offerta più coerente verso un’azienda, che non per un semplice appassionato, ho deciso di evitare e attenermi alla sola intervista.
Tutto il materiale audio e video registrato sono di proprietà della radio. Ovviamente, mi è concessa la condivisione di questo link sui miei canali social, ma una volta esaurito il tempo per la fruizione, sarà irrimediabilmente perso.
Non è un problema. Generalmente, quando parlo si capisce poco e spesso mi mangio le parole, per questo preferisco dire le cose a modo mio, scrivendole. E poi, se sbaglio a scrivere una cosa, faccio sempre in tempo ad aggiornare l’articolo e correggerla. Per esempio:
Evviva Risiko… se ti fa scoprire che ora c’è di meglio!
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Non volevo scrivere questo articolo, perché sono un po’ restio a parlare di un gioco da tavolo di cui tutti parlano. Mi sembra di non aggiungere nulla di nuovo, ripetendo quanto già scritto da altri, ma la verità è che Amazzonia mi piace e ci tenevo a farvelo sapere.
Amazzonia
Amazzonia è l’ultimo gioco da tavolo portato in Italia da Lucky Duck Games, ai più conosciuto con il titolo originale di Canopy. Si tratta di un gioco di carte con meccaniche di set collection e di push your luck, pensato per 2 giocatori dagli 8 anni, per partite da 30 minuti circa. In realtà la scatola contiene delle varianti per portare il gioco a un diverso counter player, ovvero da 1 a 4. Per completezza di informazioni, l’autore del gioco è Tim Eisner e l’illustratore è il famoso e talentuoso Vincent Dutrait.
Ammetto candidamente di averlo giocato unicamente in 2 giocatori e di aver fatto una sola partita in solitario, quindi ho un’esperienza limitata e non ho idea di come sia giocato in queste configurazioni. In più c’è da dire che non amo giocare da solo, quindi non avevo intenzione di approfondire con altre partite in questa modalità, posso tuttavia dire che non mi è dispiaciuto. Forse un filino troppo semplice.
Come si gioca
In Amazzonia una partita viene giocata in tre round, chiamati stagioni. Dopo aver diviso il mazzo di Carte Foresta Pluviale in tre parti, uno di questi diventerà quello corrente. In fase di setup si posizionano, sotto ogni area Nuova Crescita, una, due e tre carte sul lato coperto. Per finire, si tengono a portata di mano le Carte Seme, le ricompense Albero Più Alto e Foresta Più Grande, i Segnalini Fauna, i Segnalini Punti e una carta Tronco di Partenza posizionata nell’area di ogni giocatore.
Lo scopo del gioco è quello di creare la foresta pluviale più rigogliosa, e ottenere così il maggior numero di punti. Durante la partita, al termine di ogni stagione, i giocatori risolveranno una fase intermedia di conteggio dei punti, nei quali verranno assegnati punti extra per la creazione dell’albero più alto, mentre alla fine della terza stagione verranno assegnati anche 10 punti extra per la creazione del maggior numero di alberi.
Prendi carte, aggiungi carta
Nel turno, il giocatore deve raccogliere le carte dalla pila Nuova Crescita 1 e decidere se tenerle o rifiutarle. Nel primo caso, il giocatore dovrà posizionare le carte prese nella propria foresta, mentre nel secondo rimetterle coperte dov’erano e passare alla pila successiva. In entrambi i casi, bisognerà aggiungere una carta coperta dal mazzo a quella pila. Se il giocatore deciderà di rifiutare tutte e tre le pile, dovrà pescare la prima carta dal mazzo e posizionarla nella propria foresta.
Le Carte Tronco, presenti con valori da zero a due (assegnati a fine stagione solo se la pianta sarà completata), potranno essere posizionate da sole, per iniziare un nuovo albero, o sopra un altro tronco, alzando così l’altezza della pianta. Solo la presenza di una carta Chioma, posizionata sopra un tronco, potrà però portare punti a fine stagione per quella pianta, moltiplicando il numero riportato per ogni tronco. Quindi, pianta più alta uguale maggiori punti se completata.
Minacce e carte sgradite
Le carte raccolte in Amazzonia devono essere giocate nella propria foresta, questo comporta l’eventuale aggiunta di carte sgradite. Il set collection in Amazzonia è piuttosto particolare perché, in alcuni casi, avere una carta flora in più può portare a degli effetti negativi. La Felce, ad esempio, assegnerà zero punti in caso di un quantitativo pari di quelle carte, così come la Bromelia assegnerà 2 punti se presente in unica copia, 7 punti se doppia, o -3 se in numero maggiore.
Altra tipologia di carte sgradite sono le minacce, incendi e malattie, che se presenti in due copie nella propria foresta al termine della stagione, obbligano il giocatore a dover scartare rispettivamente due carte Flora e due cartelle Fauna. Anche la carta Siccità è una minaccia, ma che a differenza delle altre può portare benefici, perché appena giocata obbliga il giocatore a doverla eliminare dalla foresta portando con sé un’altra carta. Perché allora non approfittarne per eliminare una carta minaccia o una carta flora sgradita? Le carte Seme, se presenti nella foresta, permetteranno di ottenere tre carte (o più se presenti incendi), a fine stagione prima del conteggio dei punti intermedi. Di queste carte si potranno tenere tante carte quante il numero di semi presenti.
Animali e Carte Avanzate
In Amazzonia sono presenti degli animali con delle abilità che potranno essere utilizzate durante la partita. Il Cercoletto, per esempio, offre un’abilità che permette di tenere una carta extra dal mazzo dei semi. Il bradipo, invece, una volta per stagione, permette di pescare due carte dal mazzo anziché una, se si è deciso di rifiutare tutte e tre le pile. Questi animali, presenti in duplice copia, forniranno anche punti a fine partita maggiori. Alcuni animali, presenti nelle carte avanzate, hanno abilità che si attivano alla fine del turno. Il Giaguaro, ad esempio, obbliga l’avversario a scartare una Fauna, scelta a caso, dalla propria Foresta.
Le carte avanzate, consigliate dopo almeno una partita con solo le carte base, donano variabilità al gioco, così come le Carte Stagione Mutevole, che aggiungono una variabile ad ogni inizio stagione.
In conclusione
In questo gioco da tavolo sono presenti due sacchetti di carta per contenere i Segnalini, così da evitare l’utilizzo della plastica. Cosa molto intelligente e apprezzata dal sottoscritto. Come posso ora dirvi di mettere le bustine alle carte, così da evitare di rovinarle? Non lo farò. Io mischio le carte con attenzione, sparpagliando tutto sul tavolo e ricomponendo i tre mazzi, tanto durante la partita non vengono strapazzate, ma a voi la decisione.
Amazzonia mi ha conquistato con la sua semplicità, il suo bel ritmo e un sistema di gioco molto piacevole. Un gioco light, veloce da spiegare e intavolare, perfetto per quelle volte che hai voglia di giocare, ma non di sbatterti. La componente del push your luck porta i giocatori a mantenere quell’attenzione al gioco che, altrimenti, senza, risulterebbe troppo piatto.
Prima di concludere, vorrei ringraziare la mia azienda, perché è solo grazie al mio stipendio che ho potuto acquistare anche questo gioco da tavolo.
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Chi mi segue da tanto tempo lo sa: di me c’è poco da fidarsi. Sono irrequieto dietro la tastiera, faccio fatica a mantenere un tono quantomeno neutro e a non infarcire i miei articoli di boiate. Mi piace partire da un’idea e magari modificare il senso dell’articolo man mano che scrivo. Sono costantemente alla ricerca di quel qualcosa che colpisca il lettore, facendolo sorridere o magari portandolo per qualche minuto a braccetto nel nostro mondo fatto di dadi, tessere, carte e meeple colorati. Mi pare che funzioni bene, ho il mio gruppo di fedelissimi lettori a cui piace quello che scrivo e come lo scrivo. Mi piace e mi sento soddisfatto.
…non fidarsi è meglio?
Qualche giorno fa sono rimasto spiazzato leggendo un commento negativo sotto un mio post di Facebook.
Poche parole forti e nette contro il mio ultimo articolo: la guida per fare soldi. Non mi era mai capitato prima, ma la cosa anziché destabilizzarmi o farmi preoccupare mi ha incuriosito. Ho chiesto quindi il perché non gli fosse piaciuto l’articolo, mentre nella mia testa iniziavano a frullare tutta una serie di possibili ragioni: troppo banale? Risultavo troppo saccente e quindi antipatico? Ho coniugato male qualche verbo e messo virgole a caso come mio solito? Mentre mi arrovellavo sulla possibile risposta, inaspettata la tragicomica verità saltava fuori: quella che inizialmente pensavo fosse una critica al mio modo di scrivere si è rivelata essere una grande incomprensione. Questa persona era realmente convinta che l’articolo fosse serio!
Ma cos…
Non me lo sarei mai aspettato. Questa cosa mi ha fatto però anche riflettere: è vero che ce ne vuole per fraintendere un testo simile, ma è possibile farlo. Il mio è un blog semiserio, non tutti lo conoscono, e non ci sono molti altri blog che prendono in giro il lettore come questo.
Quindi sì, potrei essere frainteso da quelle persone abituate a leggere solo articoli monodirezionali. Il mio modo di scrivere invece è caotico, quindi poco inquadrabile da chi non ha una mente allenata a decifrare i miei farfugliamenti.
Per fortuna, ho chiamato in aiuto la community sulla mia pagina Facebook, raccogliendo un sacco di cose inutili ma davvero molto divertenti, e soprattutto: un’idea meravigliosa. Qualcuno se n’è uscito, senza nemmeno accorgersene secondo me, con la soluzione perfetta per risolvere il problema alla radice.
Ecco a voi, da un’idea di Alex Donati, l’ironicometro de Le Cronache del Gioco!
Da oggi in poi lo troverete in ogni articolo di questo blog, così da aiutare quelle persone che hanno difficoltà a capire se fidarsi o meno di quello che leggono. Non è mica semplice riconoscere l’ironia negli articoli, da ora invece sarà più facile.
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Attenzione, solo per i primi 20 amici che commenteranno iniziando la frase con: “Non sono un esperto, ma secondo me il tuo blog è migliore di quello di”, taggando un qualsiasi Influencer Ludico, riceveranno in omaggio un consiglio personalizzato (che non troverete in questa guida) per diventare ricchi con i giochi da tavolo.
Come spesso accade, chi si avvicina al mondo del gioco da tavolo ne viene inesorabilmente risucchiato. Si comincia per caso, magari per colpa di serate di gioco organizzate da amici, oppure spizzicando video di Alkyla su YouTube, che con competenza e simpatia mostra un mondo luminoso e appassionante, nonostante un inspiegabile telo verde alle sue spalle. Come fare a resistere?
Poi ci si casca dentro per bene, finendo sui gruppi Facebook e iniziando a passare le giornate a mettere like e commentare con #giocosenzanome a qualsiasi post. Nei primi tre mesi si passa dal possedere un paio di giochi al fare concorrenza ai Toys, contribuendo contemporaneamente al sostentamento dell’economia della Svezia per quantità di Billy e Kallax acquistate.
Si cambia senza accorgersene
Precipiti in un baratro senza mai toccare il fondo. Vedi gli amici di un tempo che ormai ti snobbano, cambiano lato della strada quando li incroci per paura che attacchi a parlare di giochi da tavolo e di classifiche di BGG. È comprensibile, sembri più stralunato di Edoardo, il vincitore della dodicesima edizione di Masterchef. I tuoi genitori hanno solo un pallido ricordo di quello che eri, ora scuotono la testa mentre te ne vai in giro indossando una camicia hawaiana, un cappello da chef in testa e canticchiando la sigla di Recensioni Minute. Ripeti farneticando frasi senza senso tipo: “Ciao a tutti, giocatori, giocatrici e semplici curiosi…” mentre scartabelli il cellulare in cerca dell’ultimo video sul gioco del momento. Sarà lunga attendere il dieci del mese per passare in negozio e comprarlo, la tua famiglia ti ha sequestrato la carta di credito parlando di responsabilità e cibo da mettere in tavola. Rimpiangi i bei tempi di quando ti drogavi, un vizio meno oneroso, mentre ora non hai nemmeno i soldi per il parcheggio di Play, figurati per entrarci. Ecco, guardati, hai toccato il fondo, ora sei a tutti gli effetti un vero giocatore da tavolo.
Fai pena. Ci sono passato anch’io e ne sono uscito, ma non è stato affatto facile. Tu sei fortunato invece, ora hai questa guida, l’ultima chance che ti è rimasta per poterti risollevare. No tranquillo, non ti devi preoccupare, non costa nulla, qualcosa di gratis a questo mondo ancora c’è. Fidati, con i miei consigli ho salvato già tante anime perse e tu sarai il prossimo.
La salvezza del giocatore
Partiamo da un presupposto semplice e innegabile: Le case editrici sono il male, non hanno pietà, sfornano giochi bellissimi senza alcuna pausa. Tu vai in ferie, loro no. Lanciano kickstarter, partecipano a fiere, cercano autori di giochi nelle IdeaG da spremere per creare altri bellissimi giochi che poi, senza alcun ritegno, ti vendono! Come puoi resistere? Semplice: non lo fai. Devi comprare tutto e avere ogni ultima uscita. E i soldi? Li fai vendendo.
Vendi a tanto quello che hai comprato a poco. Semplice.
Non credi che sia fattibile? Guardati bene attorno, i miei seguaci sono già in mezzo a noi e stanno applicando esattamente i miei consigli. Non c’è Mercatino di Facebook in cui uno dei miei non stia operando, scatenando fortunatamente l’ilarità di molti che, con emoticon sorridenti e battute banali, non fanno altro che aumentare l’engagement e mettere più in evidenza i loro post. Magicamente poi questi post spariscono, non vi siete mai chiesti come mai? Ve lo dico io: perché la vendita è andata a buon fine!
Non è facile
Ci vogliono anni di pratica, magari in passato hai venduto giochi al 20, al 30 o addirittura al 50% di sconto, ma ora hai la possibilità di rimediare a quegli errori. Grazie a questa guida puoi rimediare e iniziare a fare i big money.
I passi sono semplici:
Decidi cosa vendere.
Inserisci nella descrizione dell’annuncio la dicitura: “raro” e “aperto solo per verificare il contenuto, ma mai giocato”.
Dai una spiegazione plausibile del motivo per cui vendi l’oggetto, senza mai dire che lo fai per soldi (altrimenti ti tirano sul prezzo).
Fotografa intelligentemente, senza inquadrare le imperfezioni.
Decidi il prezzo di vendita applicando dal 50 al 100% in più del valore rispetto al nuovo.
Alcuni esperti si spingono addirittura fino al 200% e oltre, ma stiamo parlando di gente specializzata, che dedica ogni attimo della propria vita in quello in cui credono. Sono da ammirare, nonostante ricevano decine e decine di insulti, riescono a tenere botta e a portare avanti i propri affari. Non è semplice ragazzi, bisogna avere esperienza e capacità fuori dal normale.
Il mio consiglio è quello di iniziare per step. Prendi un gioco qualsiasi della tua collezione, tipo che so: “Puerto Rico“, di’ che è una primissima edizione, anche se non è vero non preoccuparti, tanto ne hanno fatte così tante versioni che nessuno sa più qual è la prima! Scrivi magari che lo vendi perché non riesci a giocare con quelle pedine marroni senza pensare allo schiavismo e che questa cosa ti urta tanto da non permetterti di giocare serenamente. Se hai le pedine viola, dipingile prima di spedirlo con un pennarello marrone, nessuno se ne accorgerà. Ora fai il tuo prezzo, senza esagerare la prima volta, una cosa tipo 75 euro dovrebbe andare bene. Evita i numeri pari, i dispari sembrano sempre più bassi, coerenti e adeguati. Ora posta il tuo annuncio e aspetta. Fidati, non passerà inosservato. Portati pure avanti comprando altri giochi, non ti preoccupare, presto rientrerai dei costi.
Pillola rossa o pillola blu? Prendo tutte e due…
Ora che sai, puoi decidere di aprire gli occhi e diventare ricco, oppure continuare nella mediocrità del giocatore fallito che eri fino a ieri. È una tua scelta. Oppure, meglio ancora, puoi fare entrambe le cose, ascoltando qualche volta i miei consigli e qualche volta no. Fa niente se poi sembri bipolare. L’unica cosa veramente importante è una: non smettere mai di giocare, ma ricordati che puoi giocare anche con i giochi degli altri!
Nonostante creda che nessuno di voi sia arrivato a leggere fino a qui, ricordo ancora una volta che i primi 20 amici che commenteranno iniziando la frase con: “Non sono un esperto, ma secondo me il tuo blog è migliore di quello di”, taggando un qualsiasi Influencer Ludico, riceveranno in omaggio un consiglio personalizzato per diventare ricchi con i giochi da tavolo.
Come dici? Vorresti essere anche tu un Influencer Ludico ma sei troppo pigro per provarci? Sei fortunato, eccoti un’altra guida.
P.s. Se hai bisogno di aiuto per altro scrivimelo nei commenti, una guida non la si nega mai a nessuno.
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