Il mio gatto che legge un regolamento

Effetti collaterali

Ci sono situazioni che inspiegabilmente ne innescano altre, scatenando quelli che sono veri e propri effetti collaterali. Bevi un bel sorso di Coca-Cola: rutti, lavi la macchina: piove, compri un gioco in scatola: il giorno dopo lo scontano del 60%. È questione di sfiga, qualche volta, ma spesso fa tutto parte del disegno di (aggiungere divinità a piacere). Così, da poco, si è chiuso un cerchio che vi voglio raccontare: la storia di un padre e di suo figlio e degli effetti collaterali che certe decisioni innescano.

Ritorno al futuro

Salgo sulla mia macchina del tempo senza impostare la data, anche perché non saprei quale mettere, ma più o meno, visto che funziona a immaginazione e la guido a occhi chiusi, torno indietro di circa otto anni. 

Sono in piena fase “Acquisti Compulsivi” e sto dilapidando tutti i miei averi in giochi in scatola e giochi di ruolo. Questa passione che mi accompagna fin da bambino e che avevo imparato a tenere a freno, ora ha ripreso a picchiettare nella mia testa in maniera incessante. Non si capisce come mai, sarà la crisi di mezz’età arrivata un po’ troppo in anticipo, ma tanto è che mi faccio prendere la mano. La situazione presto diventa insostenibile.

Indeciso se contattare discutibili chirurghi brasiliani, specializzati in espianti di organi in cambio di denaro, soluzione comunque meno pericolosa del mostrare a mia moglie gli estratti conto, giungo alla conclusione che devo darci un taglio. Basta con gli acquisti compulsivi!

Sistema di autodifesa

Non potendo più cedere alle tentazioni, anche per una questione di orgoglio personale, oltre che di sopravvivenza, stabilisco di non comprare più giochi senza aver prima seriamente valutato e soppesato la situazione. Evitare di comprare la qualunque e concentrarmi solo su pochi ma buoni, come le persone normali dovrebbero fare. Così il mio sistema di autodifesa attua le prime misure per la conservazione della specie, la mia, ponendo un freno ai miei impulsi. Il mio subconscio, tuttavia, costruisce a sua volta un altrettanto formidabile, infallibile, modo per aggirare le sicurezze del mio sistema di autodifesa.

Ragazzo Intelligente famoso meme preso dal Web

Lo compro per mio figlio

Sistema eluso. Nessun senso di colpa. Zero effetti collaterali. Reindirizzamento dei fondi utilizzati dal budget personale a quello familiare. Modalità padre dell’anno attivata. Ora ogni gioco comprato non è per me, ma per mio figlio! Lo dico seriamente e lo ripeto come un mantra a chiunque mi faccia notare quanto il mio volermi dare “una calmata” con lo shopping, non abbia in realtà portato a chissà quali miglioramenti.

“Ho preso questo gioco per Andrea, si chiama Concordia, vedrai che gli piacerà fra un paio d’anni” – “Bello questo Antiquity, glielo prendo così impara l’importanza del rispetto per il clima!” – “Buongiorno, cercavo una copia di Mice and Mystics da regalare a mio figlio. Ah, già che sono qui, prendo anche un Terra Mystica che sono sicuro un giorno gli piacerà molto, grazie!”

In tutto questo, mio figlio di circa 4 anni, non ha la minima idea di quanto suo padre stia investendo sul suo futuro. 

Un padre modello

Per carità, ho preso anche giochi adatti alla sua età e probabilmente alla Haba hanno una mia foto appesa sui muri, tanto forte è stato il contributo economico dato in quel periodo al sostentamento dell’azienda!

Torre di animali

Però, ora immaginate un bambino che cresce attorniato da scatole e scatole di giochi da tavolo, con un padre, grande appassionato, che ogni giorno legge, tira dadi e muove pedine colorate sul tavolo. Ecco, ora che lo avete immaginato e la vostra mente ve lo ha sicuramente raffigurato ammaliato o incuriosito, sappiate che vi state sbagliando. Non glien’è mai potuto fregare di meno! Una stimolazione eccessiva ha portato fin da piccolo a una perdita d’interesse. I famosi effetti collaterali. Non c’è mai stata curiosità, benché cresciuto attorniato da pigne e pigne di giochi in scatola. Vi assicuro che la gatta, a confronto, è sempre stata più attratta dai giochi di mio figlio.

Il mio master è differente

Non perderò questo treno

Andrea ha 11 anni e come molti suoi coetanei è dipendente da YouTube, Roblox, Minecraft e altro ancora. Si fa fatica a stare al suo passo. Tuttavia, qualcosa sta cambiando e inizio a scorgere lampi di curiosità nei confronti dei giochi in scatola. Forse il gioco da tavolo sta diventando veramente mainstream e sta iniziando a invadere i suoi interessi. Ho colto al volo l’occasione. Prima si è lasciato avvicinare con qualche gioco da due come Jurassic Snack, Mosquito Show e Little Big Fish, poi qualche Escape Room da tavolo. Piccoli passi. 

Ne ho avuto dimostrazione anche all’ultimo Picnic Ludico, dove dopo essersi trovato con altre persone a un tavolo, senza mamma e papà, ha scoperto Ticket to Ride e gli si sono illuminati gli occhi. 

foto di repertorio

“Papà è davvero bello Ticket to Ride, lo compriamo?” ovviamente è in collezione da anni e sono abbastanza certo di averglielo proposto un paio di volte ricevendo picche, ma la cosa mi ha comunque fatto molto piacere e ora sono tre sere di fila che mi chiede di giocare!

Vabbè, ci stava un’espansioncina, no?

Il cerchio si sta chiudendo

Aperti gli occhi e parcheggiata la macchina del tempo, assaporo un po’ del presente, consapevole che anche per i casi più disperati esiste una possibilità. Non sto dicendo che ora le cose siano completamente cambiate, è ancora troppo presto per averne conferma, ma le premesse sembrano incoraggianti. Gradualmente, giorno dopo giorno, cercherò di instaurare una routine con giochi veloci e non troppo complessi, per poi provare ad aumentare il livello in base ai suoi gusti. Intanto, per non sbagliare, anche quest’anno lo porto al GiocAosta. Sono sacrifici, ma qualcuno deve pur preoccuparsi della sua educazione ludica e chi meglio di suo padre, che ha investito così tanti soldi sul suo futuro, può farlo? 

Speranza

Scemo chi legge

Rieccomi dopo una breve “vacanza” a scrivere parole e parole che soltanto pochi leggeranno. Io lo so che tanto anche se cliccate in mille persone (una volta eh, bei tempi quelli) alla fine chi legge veramente sono sempre i quattro soliti irriducibili. A voi dico grazie e dedico questo articolo. Non fate caso al titolo e non siate schizzinosi!

Obiettivo

Per iniziare, piccola premessa, avrei voluto scrivere un articolo acchiappa click tipo: “la top dieci dei giochi da portare in vacanza!“. Veloci da buttare giù, poco impegnativi e dal successo assicurato (chi scrive su qualche blog sa di cosa parlo). Invece no, preferisco andare a parlare d’altro.

Da quando ho riaperto il blog mi sono prefissato come obiettivo quello di non dare peso ai numeri, alle visualizzazioni, ma di scrivere quello che volevo, quando volevo e come volevo. Quasi un diario personale a cui confidare le mie impressioni inerenti il mondo del gioco. Ovviamente confessioni segrete a cui avete accesso anche voi, dove mi lascio andare in maniera genuina e onesta.

Onestà

Alla fine l’onestà paga ed è l’unica arma che noi poveri scribacchini da quattro soldi abbiamo per farci apprezzare e magari leggere con frequenza. La chiamano onestà intellettuale, quella capacità di riportare eventi ed esperienze in maniera limpida e coerente, non distorta dal desiderio di avvantaggiare una propria tesi. Scrivere quello che è inconfutabilmente la realtà dei fatti ai nostri occhi.

Esperienza

Non è che chi scrive da tanto tempo sia esente da errori, anzi, più scrivi e più è probabile che sbagli! L’esperienza ti salva tante volte, ma è uno scudo che qualche volta scivola di mano. Può essere benissimo che leggi il regolamento di un gioco e capisci male una regola. Magari il regolamento non è scritto nemmeno molto bene, hai le attenuanti, ma nel frattempo fai diverse partite, tutte viziate da quell’errore che ti falsa la percezione del gioco e la tua onestà intellettuale ti fa scrivere le peggio cose. Fin qui tutto bene. Diciamo. Capita a tutti di prendere una cantonata. Mica siamo infallibili. Il problema sta altrove. Il problema arriva dopo.

Superficialità

Ormai è prassi assodata quella di osannare chi scrive in maniera negativa dei giochi. Spesso chi legge è convinto che se qualcuno parla male dei giochi allora è onesto e integerrimo, non schiavo degli editori. Allora giù come soldatini a seguire il capitano a ogni battaglia. Gente che su Facebook vomita tutta la propria superficialità e pochezza, accontentandosi della valutazione del proprio beniamino, senza provare a usare la propria testa. Gente che forte dell’opinione appena letta arriva a dire agli autori di un gioco che secondo loro, dall’alto delle loro tre, quattro, dieci partite, il gioco è rotto e ci vuole una home rule. Poi magari salta fuori che giocano da sempre sbagliando qualcosa, ma chissà perché hanno ragione comunque loro. Poco importa se quel gioco ha passato magari tre anni di sviluppo e centinaia di ore di test.

Scemo chi legge

Sarò onesto: sono turbato, questo rant non è contro il recensore (che stimo per il piglio creativo nello scrivere, per qualità e quantità), ma è rivolto a chi legge e non riesce a ragionare con la propria testa. Quelli che quando gli indichi la luna si fermano a guardare il dito. Si accontentano di una descrizione quando potrebbero alzare lo sguardo e aprire gli occhi.

Io a Play, come la scena tratta da L'aereo più pazzo del mondo

Play: Qualcuno lo deve pur fare

Ormai, dopo anni, la cosa è diventata lampante. Esistono diversi tipi di Content Creator Ludici e non tutti fanno le stesse cose. Ci ho messo un po’ più del dovuto, ma ora ho capito e tutto mi è molto più chiaro. Ci sono quelli che danno consigli, fanno recensioni, video e articoli in quantità industriale (e per fortuna aggiungerei), poi ci sono quelli come me che invece hanno un altro compito, più delicato per certi versi, soprattutto ora che siamo a ridosso di Play.

Ho una missione.

Foto di ressa a Modena Play 6 aprile 2019
Foto di repertorio – 6 aprile 2019

Parliamone

Mi sta bene. Sono a mio agio in questo ruolo. Sono uno di quelli che se c’è da fare il lavoro sporco, lo fa. Uno che si concentra sulle cose importanti e che si sacrifica per un bene comune, senza volere nulla in cambio. Quindi eccoci qua, ci conosciamo da un po’, posso permettermi di essere schietto e dirvi le cose come stanno: puzzate!

Ironicometro valore alto
Per informazioni clicca qui

Tutti gli anni, come varco il corridoio principale a Play, arriva questa consapevolezza. Se a voi non capita di accorgervene, probabilmente è perché avete il naso bruciato. Bel problema. Fidatevi che dopo una giornata in fiera nessuno profuma. Vi vedo mentre sorridete. Pensate che questo problema non vi riguardi? Sicuri sicuri sicuri?

Screenshot delle condizioni meteo per Play 2022
Dato del 2022

Fate attenzione!

Che poi non è vero che non voglio nulla in cambio, mi accontento di instillare almeno il dubbio nelle persone per poter vivere in un clima migliore. Magari, leggendo questo articolo, uno dice “sai che c’è? Quasi quasi presto attenzione a sta cosa. Mi lavo!”. 

Ecco sì, fate attenzione! Play si avvicina e come tutti gli anni verrà presa d’assalto da migliaia di persone! Tutti ammassati in code e attorno ai tavoli. Avete guardato le previsioni? Ci saranno 30 e passa gradi!

Fate una scelta consapevole, ascoltate un pirla che ne ha già viste un po’, venite preparati. Lavatevi!

Deodoranti
La soluzione a tutti i mali. Ci vuole anche un po’ d’acqua prima però…

Consigli strategici per Play che nessuno ha il coraggio di dare

Che poi sono davvero quattro cose messe in croce:

  • Fatevi una doccia la mattina prima di entrare in fiera, o almeno la sera prima. Tassativo.
  • Vestitevi leggeri e portatevi uno zainetto.
  • Portatevi nello zainetto una maglietta di ricambio.
  • Portatevi nello zainetto un deodorante Stick.

Non sto scherzando. C’è gente che ha problemi con l’acqua ed è così assuefatta dal proprio odore da non accorgersi di nulla, ignorando la gravità della situazione!

Ma come ti vesti?

Anche sta cosa poi. Avete scelto una maglietta figa e non vedete l’ora di metterla per l’occasione? Ok, ci sta, ma non fatevi tutta Play con solo quella addosso! Soprattutto se siete particolarmente soggetti a sudorazione. Cambiatela a metà giornata! 

Nuove magliette per Play
Sì, lo ammetto, ho preso le magliette nere. Pensavo smagrissero!

Il vostro outfit si basa sul nero perché smagrisce? Perché siete dei metallari? Perché il nero sta bene con tutto? Non è una buona mossa e ve ne accorgerete quando sarete in coda sotto il sole per prendere tigelle e birra. E poi, tanto non è vero che il nero smagrisce, si vede ugualmente che non siete più in forma come nella foto profilo di Facebook

libreria vista frontale

Meglio in verticale o in orizzontale?

Gli esseri umani sono delle creature davvero curiose, vivono nell’incertezza e si pongono continue domande su qualsiasi cosa. Domande esistenziali e profonde, ma anche domande banali delle quali conoscono già le risposte e che tuttavia, a causa della loro insicurezza, li porta ugualmente a cercare conferme. Gli esseri umani che vivono nei post di Facebook sono ancora più curiosi, loro hanno già tutte le risposte e non ammettono la diversità di pensiero. Bene che va ti lasciano una bella emoticon che ride per ricordarti quanto tu non sappia nulla, mentre loro, onniscienti e perfetti, non temono il giudizio degli altri. Non temono nulla e nessuno. Però, nonostante questo, nei loro cuori abitano gli stessi dubbi di noi gente comune e finisco sempre per incappare negli stessi nostri dilemmi: Chi siamo? Dove andiamo? Ma i giochi in libreria vanno messi in verticale o in orizzontale?

La mia libreria con i giochi messi a caso e senza alcuna logica

La risposta è dentro di te, ma è sbagliata!

Non guardate me, io sono su Facebook soltanto per spirito di osservazione, altrimenti come potrei raccogliere tanto materiale per i miei scritti? Domande ricorrenti attanagliano nuovi e vecchi utenti, ciclicamente, come se la funzione cerca non fosse mai stata implementata su questo social network. Facebook non è il social per vecchi, come spesso capita di leggere da qualche parte, Facebook è il social per lobotomizzati. Il dilemma sul come riporre i giochi in libreria è uno dei più frequenti, che spesso ben si accompagna ad altri come quello del riciclo delle bustine di silica gel contro l’umidità. Ci potrei scrivere un altro articolo sulla mania delle persone di riciclare cose totalmente inutili…

Spoiler: quelle bustine si esauriscono in breve tempo e diventano perfettamente inutili. Una volta aperta la confezione potete buttarle. Anzi, fate attenzione perché sono nocive per i vostri animali! Comunque se volete approfondire leggete qui.

Giochi impilati per bene
Se proprio li devi impilare, fallo per bene!

La basi

Adesso, giuro, non voglio assolutamente farvi desistere dalla vostra intenzione di riporre i giochi in libreria come meglio credete, vorrei però che teneste conto di alcune ovvietà. Tralasciando la questione estetica, sulla quale ognuno ha diritto di esprimersi, ci sono altri fattori per il quale ritengo che il modo corretto per riporre i propri giochi in libreria sia in verticale. Partiamo dalle basi. Le basi di una torre devono essere strutturalmente robuste perché devono sostenere il peso di un’intera struttura. Non è solo una questione di avere la giusta dimensione della scatola, perché spesso capita che questa sia sovradimensionata e povera di materiali al proprio interno, quindi non abbastanza rigida. L’effetto più comune, in questi casi, è la deformazione della stessa dovuta all’eccessivo carico o, peggio ancora, la rottura dei bordi.

Scatola gioco rovinata
la mia copia usata di Kanban presa da chi adora impilare i giochi. Immagine non adatta ai deboli di cuore.

Un mondo all’incontrario

Non posso darlo come dato assoluto, perché io stesso a Varese ne ho visto uno e non mi capacito ancora del come fosse possibile, ma novantanove su cento, quando entrate in un negozio di giochi da tavolo, i giochi li vedete esposti in verticale. Non è solo una questione estetica, lo ripeto, di cura del materiale ovviamente sì, come appena spiegato, ma anche di praticità. Chiunque può decidere di estrarre dalla libreria (o espositore in negozio) il gioco che gli interessa, senza dover prima movimentare tutti gli altri. In caso di posizionamento in orizzontale sarebbe invece obbligatorio avere un piano dove appoggiare i titoli in alto, creando una torre momentanea. Sperando di avere doti da equilibrista migliori del sottoscritto! Non oso immaginare poi doverlo fare senza appoggiare le scatole, mantenendo con una mano delle copie, mentre con l’altra prendere quello che serve. Troppo sbatti solo per guardare la copertina o leggere tre righe sul retro della scatola. Piuttosto la lascio lì.

Libri messi in orizzontale
Volevo rileggere Il Dominio della Regina, ma ho cambiato idea. Ma quando esce il libro nuovo di Martin?!

Ziplock is the way 

Ok, so già cosa risponderanno in molti: l’esempio del negozio non fa testo perché i giochi sono ancora da defustellare e non c’è rischio che l’interno venga sballottato. Vero, ma sono davvero pochissimi i giochi in cui realmente esiste un disagio nel ribaltare in verticale una scatola. Tralascio tutta la parte del fai da te, con inserti più o meno professionali, per riporre ordinatamente i giochi in verticale senza alcun pericolo. Giustamente non tutti sono disposti a spendere soldi ulteriori per un gioco. Io sono uno di quelli, ma esiste una soluzione di basso costo che permette di mantenere un certo ordine all’interno della scatola: Ziplock! Le famose bustine trasparenti che trovate sia nei negozi fisici che online, a un prezzo decisamente basso, e che vi permette di non correre il rischio di trovare la componentistica sparpagliata per la scatola. Oltretutto, così per dire, se decideste di portare un gioco a casa di un amico (ammettendo di trovare sacchetti comodi per il trasporto in orizzontale, o di utilizzare borse apposite), difficilmente senza Ziplock i componenti resterebbero belli in ordine nella scatola…

Bustine trasparenti anche dette ziplock
L’ultimo ritrovato della scienza per permettere di mantenere ordine dentro le scatole!

È un falso problema, lo sapete anche voi.

Ok, quindi il metodo migliore è metterli in verticale?

Ecco, vorrei dire di sì, ma poi sembrerei come quelli su facebook che mettono la faccina che ride e che hanno ragione solo loro. No, il metodo migliore dovete capirlo voi, in base agli spazi, alle vostre esigenze e ai vostri gusti. Spero però che questo articolo vi abbia fatto capire che è meglio non accatastare troppe copie l’una sopra l’altra, soprattutto se poi avete intenzione di rivendere i giochi! Esistono librerie apposite per chi ama mettere i giochi in orizzontale, costano una fracassata, ma hanno molti ripiani separati e non sembrano male nemmeno esteticamente.  Ah, e come dicevo all’inizio, buttate le silica gel esauste. Piuttosto fate attenzione che le scatole abbiano spazio “per respirare” e non siano direttamente a contatto col muro. Valutate se è il caso di comprare un deumidificatore portatile ricaricabile per ovviare alla troppa umidità.

Immagine presa dal web
Immagine presa dal sito storemyboardgames.com soluzione molto figa ma abbastanza onerosa…

Io continuo a pensare che il modo corretto per riporre i giochi in libreria sia uno solo, ma al di là di tutto, l’importante è non lasciare che la polvere prenda il sopravvento. Quindi, più che accumulare (a meno che non siate collezionisti), giocate spesso e vendete quello che non usate più.

La domanda giusta da porsi è: ma questo gioco da quanto non lo gioco?

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Copertina del Libro Piccolo Principe

È diventato una stella

È da qualche giorno che ho preso consapevolezza di questa cosa. Non era previsto, ma probabilmente è così che doveva andare: Le Cronache del Gioco tornano e lo fanno a loro modo. A mio modo. Anticonvenzionale, senza senso e senza alcun preavviso. Come la morte. 

Sì, ho detto morte.

La Morte 

Dopotutto per rinascere bisogna prima passare dalla morte. Lasciare quello chi ci tiene legati a questo mondo, chiudere gli occhi e terminare tutto. Poi però gli occhi si devono aprire. Si deve ricominciare. Per un blog è semplice, basta prendere una decisione e click, tutto ha nuovamente inizio. Così decido di fare click, di scrivere un pezzo fuori di testa, allegro e strampalato quanto basta. Nel mio stile contorto. Nello stile de Le Cronache del Gioco. Poi invece no, scrivo questo. Perché? Perché Marco è diventato una stella.

Marco oggi è volato in cielo.

Da oggi in poi sarà una stella che veglierà sulle persone che lui amava e che lo amavano.

Quando tu guarderai il cielo, la notte, 

visto che io abitero’ in una di esse, 

visto che io ridero’ in una di esse, 

allora sara’ per te come se tutte le stelle ridessero. 

Tu avrai, tu solo, delle stelle che sanno ridere!

Antoine de Saint- Exupery    Il piccolo principe

Questo è il messaggio che i suoi cari hanno lasciato su Facebook oggi. 

Marco

La prima volta che mi scrisse fu un paio d’anni fa, un mio articolo gli era piaciuto e ci teneva a farmelo sapere. Leggeva molto, era una sua passione mi disse, e quell’articolo lo aveva colpito tanto da desiderare di farmelo sapere.

Scambiammo due chiacchiere e scoprii che era delle mie parti. Mi raccontò del suo passato e del suo presente. Accennò appena, quasi dandogli poca importanza, dei suoi problemi di salute. Per lui non era quello il punto. Il punto era che amava il gioco.

Le sue parole all’epoca mi conquistarono. E poi diciamocelo, mi fecero molto piacere! I feedback per i piccoli scribacchini come il sottoscritto sono un evento raro, i complimenti poi bisogna davvero tenerseli stretti. Sento che saremmo potuti diventare amici, ma il destino ci mise di mezzo una pandemia. Tutto si ridusse a pochi frettolosi messaggi di tanto in tanto. Leggere quelle parole oggi, oggi che non c’è più, mi fa tremare le gambe. Mi sembra di non meritarle e di avergli rubato del tempo prezioso. Rileggo e scopro cose che prima non avevo colto. Cose che mi fanno capire quanto a lui mancasse fare quello che amava: giocare. 

La Rinascita de Le Cronache del Gioco

Logo Cronache

Questa è un’opportunità.

È un’occasione che non voglio sprecare. So quanta fatica c’è stata prima e quanta ce ne sarà da ora in avanti, ma sento che è la strada giusta da seguire. Non ho pretese, non voglio nulla di più che uno spazio dove poter tirare fuori cose da me, senza alcun vincolo. Tornare a fare quello che amo: scrivere.

Se devo essere onesto non ho ben chiaro i passi da seguire, il tragitto e la meta, ma sento che devo iniziare a camminare. Un passo alla volta. Avanti e ancora avanti. Non importa dove, quando e quanto. Basta andare.

Non sai bene se la vita è viaggio, se è sogno, se è attesa, se è un piano che si svolge giorno dopo giorno e non te ne accorgi se non guardando all’indietro. Non sai se ha senso.

In certi momenti il senso non conta.

Contano i legami.

Jorge Luis Borges

Una delle ultime cose pubblicate da Marco.